Il tecnico della Juventus Next Gen Massimo Brambilla ha parlato del progetto della seconda squadra bianconera intervistato dai microfoni di “Cronache di Spogliatoio”, ai quali ha spiegato le dinamiche e l’organizzazione della squadra militante in Serie C: “Dobbiamo lavorare sulla crescita dei ragazzi sotto tutti gli aspetti, ma quello che cambia rispetto alla Primavera è che qui il risultato conta. Affrontiamo partite toste, contro rose che lottano per salire oppure non retrocedere. La differenza sta in questo concetto. Il lavoro in settimana è poco diverso, ma la domenica i calciatori possono capire davvero quello che serve per diventare grandi. Sei in un campionato dove il risultato conta, la classifica ha un peso importante. In Primavera, se perdi, alla fine non succede niente”.
“Il salto tra la Primavera e la prima squadra è troppo difficile. Certo, ci sono le eccezioni, quelli che possono permetterselo. Questa rosa è nata per questo motivo, per porsi nel mezzo. Deve essere funzionale alla crescita, inserire lo stacco della C rispetto a una realtà giovanile. Sono campionati completamente diversi. In C trovi tattica e fisicità differenti, così come il modo di interpretare le gare. È come confrontare il giorno con la notte. Chi arriva dalla Primavera, inizialmente qualcosa concede e soffre: una volta che ti adatti, migliori a vista d’occhio, specialmente perché a quest’età sei in perenne evoluzione”.
“Si cerca di portare l’intensità in allenamento, ovvero quella che trovano la domenica. Nelle esercitazioni raramente fischio falli. A volte si lamentano, ma nel weekend si rendono conto perché lo faccio. In C il gioco è spezzettato, pieno di seconde palle, di contatti e noi cerchiamo di riportare tutto questo in allenamento, per prepararli al peggio. Man mano che giocano, si rendono conto di ciò che vogliamo tirino fuori. Vogliamo che si responsabilizzino. Se un ragazzo sale in prima squadra, quando scende deve dare ancor di più per dimostrare di poter tornare nuovamente sopra, e così via. Nella Next Gen si parte dal talento e dalle qualità per costruire la tattica, ci adattiamo alle qualità dei giovani a disposizione, della loro prospettiva e del miglior modo per inserirli nel contesto”.
“Mezzi, organizzazione e strutture sono al top. Lo staff medico è di livello, c’è tutto a disposizione. Fondamentale è dare un’impronta e gestire i ragazzi dal punto di vista mentale, cerchiamo di entrare nella loro testa per sfruttare ciò che conta davvero. Le strutture e i mezzi sono importanti, ma il rapporto che devono avere con allenatori, preparatori, medici e altre figure dello staff deve essere provvidenziale e funzionale. La componente umana gioca un ruolo di primo piano nel loro progresso”.
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