Andrea Barzagli, ex difensore della Juventus, ha rilasciato delle dichiarazioni ai canali ufficiali dei bianconeri. Ecco le sue parole: “Le semifinali sono un momento speciale. Io alla Juve ne ho disputate tre, una di Europa League e due di Champions: sono settimane che si preparano da sole, per l’atmosfera e il coinvolgimento di tutto l’ambiente. La vicinanza dei tifosi la ricordo bene: è qualcosa che conta, e penso per esempio alla nostra Semifinale del 2017, quando a Monaco sentivamo forte la loro presenza. Sono giorni palpitanti: ci sono tanti elementi che contribuiscono a renderli unici, perché sei a fine stagione, c’è un clima primaverile che si fa sentire, e poi, volente o nolente, non riesci a staccare mai. Hai sempre il retropensiero di quello che sta per succedere: ci provi, magari trascorri qualche momento speciale con la famiglia, ma poi alla fine la mente va a quelle partite li.
Io la Juve la conosco e conosco il suo allenatore: è un club ha sempre pensato a vincere, prima che a fare calcio champagne. I risultati, in una stagione non semplice, stanno arrivando e ora, proprio ora, ci sono le partite decisive, perché qui, ogni anno, si parte per alzare un trofeo. Fra poco si tireranno le somme, ma questa squadra, la caratura, ce l’ha eccome. Vedo una Juve che attraversa un percorso di rinascita e ricostruzione, dopo nove anni di vittorie non scontate, ed è qualcosa che voglio dire chiaramente anche io, come spesso ricorda il Mister. Per questo motivo stagioni come queste sono particolari: l’annata non è iniziata bene, e la sfortuna ha avuto un suo peso, se si pensa per esempio che per lunghissimo tempo Di Maria, Chiesa e Pogba non hanno giocato insieme. Ci sono state però anche delle belle scoperte: vedo, proprio nel mio ruolo, l’autore di due gol europei pesantissimi, l’ultimo proprio pochi giorni fa, Gatti, che è un giocatore di personalità, sta percorrendo gli step giusti, e adesso deve dimostrare le sue qualità per un periodo lungo: ha disputato un’ottima prima stagione, i prossimi anni diranno quello che potrà scrivere in questo club.
Proprio in questi giorni, inoltre, uno dei miei compagni d’avventura di quegli anni ha tagliato un traguardo incredibile. Leo è stato con me e Giorgio, ma anche con Gigi in porta, l’anima di quel pacchetto di difesa a tratti insuperabile. Il tutto nacque da un esperimento di Antonio Conte, per un motivo molto semplice: non riusciva a togliere nessuno dei tre! Giocavamo a quattro in quel periodo, e quindi uno di noi doveva stare fuori, anche se qualche volta provammo Chiello come terzino, ma non era il suo ruolo. Per caso, in una partita con il Napoli, ci mettemmo “a specchio” con loro, con un 3-5-2 che esaltò le nostre caratteristiche. E la cosa curiosa è che noi eravamo giocatori più da difesa a quattro, ma si creò un’alchimia unica. Piede destro io, piede sinistro Giorgio, difensore regista Leo, che era anche il giocatore più di “lettura”, mentre noi due eravamo più marcatori. Insomma, una ricetta perfetta, resa ancora più perfetta dal portiere che ci copriva le spalle. Talmente perfetta che fra di noi, in campo, quasi non ci parlavamo. Si parlava solo in spogliatoio, oppure in momenti estremi della partita, altrimenti non c’era bisogno di dirsi “stai attento”: ognuno di noi sapeva che gli altri avrebbero fatto la cosa giusta”.
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