TORINO – La Juventus è attesa oggi dalla partita contro il Napoli, il programma al Maradona alle 18. Andrea Pirlo e i suoi ragazzi vorranno continuare la loro striscia di risultati positivi, che li ha portati in questo mese di febbraio a guadagnare ai danni dell’Inter l’accesso alla finale di Coppa Italia, ed a superare la Roma in classifica al terzo posto, proprio grazie alla vittoria sui giallorossi. Oggi un’altra partita importante per la Signora, che poi mercoledì si tufferà nella fase finale della Champions League, con l’andata degli ottavi contro il Porto.
La squadra bianconera si è presentata quasi al completo a Napoli, tranne che per le assenze di Ramsey e Dybala, ancora alle prese con i loro vecchi infortuni, e che per quella di Arthur, il cui problema sembra di maggiore entità rispetto a quanto si pensava nei giorni precedenti: “Gli esami strumentali eseguiti a seguito del dolore alla gamba destra riferito da Arthur hanno evidenziato la presenza di una calcificazione di natura post traumatica a livello della membrana interossea. Le sue condizioni verranno monitorate di giorno in giorno e la ripresa dell’attività avverrà non appena consentito dalla sintomatologia”. Questo il comunicato con cui la Juve ha dato spiegazioni sulle condizioni del brasiliano, che però potrebbe doversi operare per risolvere il problema.
A parlare della sua condizione è infatti il professor Fabrizio Tencone, direttore di Isokinetic Torino e a lungo dottore o responsabile del settore medico della Juventus: “Quando c’è una contusione muscolare si forma un po’ di ematoma. Nel 99 per cento dei casi l’ematoma si riassorbe, in qualche caso invece questo non succede completamente oppure si verificano delle complicazioni. Le complicazioni più frequenti sono la formazione di una ciste, di una calcificazione oppure di una trasformazione in osso: una miosite. Da quanto risulta, nel caso di Arthur si è formata una calcificazione in un posto un po’ atipico: la membrana tra il perone e la tibia. Ecco perché il giocatore ha male. Il problema sostanziale è proprio questo: il dolore. Se il giocatore non ne sentisse potrebbe anche giocare, perché la calcificazione non rappresenta una complicanza. Si cerca innanzitutto, tramite fisioterapia e terapia medica, di fare in modo che la calcificazione non aumenti. Ci sono vari tipi di approcci potenzialmente attuabili a seconda dei casi e delle specifiche valutazioni: medicine, onde d’urto, terapie di tipo radiologico. Nel giro di una, due settimane si capisce se la risposta è positiva, se ci sono miglioramenti. Altrimenti bisogna prendere in esame l’ipotesi di un intervento chirurgico”.