Il dirigente della Juventus Maurizio Arrivabene ha parlato intervistato dai microfoni di Tuttosport, ai quali ha parlato del futuro in campo e fuori della società bianconera.
“La Juve ha l’obiettivo di mantenere la squadra ad altissimi livelli e puntare altissimi obiettivi. Stiamo progettando una Juve che parta dal calcio ma si allarghi in altre dimensioni, vogliamo andare oltre il concetto di club e diventare una global company. La Juve è ‘emozione’, per questo credo si possa creare un prodotto che interessi non solo gli appassionati di calcio. La serie su Amazon è stato un esperimento. Come la Ferrari, che è un marchio nato globale, la Juve può diventarlo”.
“Andrea Agnelli lo conosco da 25 anni, con lui c’è reciproca e massima fiducia. Spesso mi si confonde per un direttore sportivo, ma non credo di avere neanche le competenze per farlo. Il mio compito, da amministratore delegato, è quello di creare una strategia. Pensavo fosse più semplice, ma è un sistema complesso. Noi cerchiamo sempre di pianificare tutto, ma c’è il fattore umano che può sorprendere. Parliamo di calciatori, non di macchine. A livello sportivo comanda il ds Cherubini, il mio ruolo è dargli supporto o aprire improvvisamente la porta del suo ufficio e valutare insieme un’idea che all’apparenza può sembrare folle”.
“In un’operazione di mercato non esiste una strategia fissa. Ci si mette tutti intorno a un tavolo e valutiamo i numeri: c’è chi si vorrebbe comprare il mondo e chi è più prudente, ma dopo qualche ora di discussione condividiamo tutti lo stesso approccio. Con Pogba stiamo parlando, le cose stanno evolvendo molto, molto bene. Com’è nata l’idea? In quelle riunioni si fanno dei nomi, come quello di Vlahovic che poi è arrivato. Apri la porta, lanci un nome e tutti ti guardano come un matto; poi, piano piano la macchina si avvia e si costruisce l’operazione. Pogba è nato così. La sua presenza sarà fondamentale anche dal punto di vista commerciale, anche se il mio sogno è avere un giocatore italiano che venga riconosciuto a livello internazionale: un Totti, un Del Piero, un Buffon…”.
“De Ligt? Parliamo di nuovo di giocatori che seguono i consigli dei procuratori. Oggi è impossibile tenere un giocatore che vuole andare via, è una questione di numeri. Ma dal tavolo della trattativa bisogna alzarsi tutti soddisfatti. Non c’è Maurizio, Federico, Pavel o Allegri che determinano una strategia. C’è un tavolo intorno al quale ci si mette e innanzitutto si valutano i numeri, perché oggi hanno una certa importanza, e da lì, insieme, si decide quale sarà la strategia. C’è chi vorrebbe comprarsi il mondo, chi è più prudente, però alla fine siamo molto uniti. Nel senso che si esce da quella stanza dopo ore di discussione condividendo assolutamente il nostro approccio sul mercato. Il silenzio sul mercato è frutto del nostro stile, ci muoviamo senza enfasi, ma a partire dal presidente sappiamo esattamente cosa vogliamo e come ottenerlo con una grande attenzione alla sostenibilità”.
“Ronaldo non è stato sfruttato fino in fondo per colpa del Covid. Ma sono convinto che la Juve va oltre ogni giocatore, 125 anni di storia non vengono scritti da un solo calciatore; la squadra è più importante dei singoli, e qui le regole devono rispettarle tutti. Con Dybala c’era stato un accordo, poi l’aumento di capitale e ci siamo presi una pausa per fare valutazioni nel cda della quale erano stati informati anche gli agenti. Poi ci siamo rincontrati e abbiamo detto che i termini erano cambiati: da un contratto di quattro anni a determinate cifre siamo passati a un’altra strategia. Tutti sanno chi è arrivato a gennaio, ma tra la Juve e Dybala non ci sono state guerre. Ripeto: la Juve è sopra a tutto. Vlahovic mi ha stupito. Ha una voglia pazzesca di vincere e dimostrare il suo valore. È un guerriero”.
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