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Dopo 11 anni la Juventus e Fabio Paratici si salutano. Dopo l’annuncio arrivato attraverso un comunicato ufficiale, la Juventus e il Presidente Andrea Agnelli salutano l’ormai ex direttore generale, che lascia il club dopo 9 Scudetti, 5 Coppe Italia, altrettante Supercoppe Italiane, due finali di Champions ed una semifinale di Europa League.
Prende la parola il Presidente Andrea Agnelli.
PIRLO – “Oggi l’obiettivo è quello di abbracciare Fabio dopo 11 anni insieme. Io ci tengo a ringraziare Andrea Pirlo e il suo staff perchè, se devo analizzare la situazione, se in 10 anni il fallimento significano due trofei e l’accesso alla Champions, ogni tanto ci va bene sbagliare un anno, che ritengo comunque positivo e complesso per tutto quello che è successo. Da questa annata dobbiamo sapere imparare dagli errori commessi da tutti”.
ALLEGRI – “Quello che mi piace sottolineare del ritorno di Allegri è la grinta e la determinazione, oltre alla voglia di ributtarsi su di un’avventura che sarà lunga e di crescita continua. Quando l’organizzazione dell’area sportiva sarà terminata ci rivedremo in conferenza, quello che vedo ora è la grande passione di Federico Cherubini, che tutti abbiamo conosciuto in questi anni”.
SUPERLEGA – “Io per molti anni ho cercato di cambiare le competizioni europee dall’interno, ho fatto tutta la gavetta all’interno dell’ECA e della UEFA, abbiamo cercato di cambiare perchè c’erano molti problemi anche prima del COVID. Il sistema concentra però tutti i poteri del calcio alla UEFA, che ha la responsabilità di tutto, anche quello di fare le regole. Questo è limitante. La Superlega è stato un grido di allarme, non un tentativo di colpo di stato, per un sistema che si indirizza verso l’insolvenza. L’accordo dei fondatori della Superlega era legato all’approvazione della competizione dalla UEFA, che da subito ha chiuso con termini offensivi, minacciando rappresaglie contro tre club che non hanno voluto piegarsi alla UEFA stessa. Conoscendo tutti in UEFA so che tutti non pensano le stesse cose, i ricorsi non mutano quello che è il nostro obiettivo, ovvero un dialogo con la UEFA per cambiare il calcio. Tutti gli investitori del calcio affermano che il modello va cambiato, i club che portano soluzioni vengono accusati e demonizzati. Juve, Real e Barcellona vogliono un cambiamento in meglio delle competizioni, e siamo sostenuti da molti addetti ai lavori”.
PARATICI – “Da Del Neri a Pirlo, in mezzo ci sono stati tanti trofei e momenti felici. Siamo partiti all’Olimpico, siamo arrivati all’Allianz, e in mezzo è nata l’under 23, le Women, che hanno vinto 4 scudetti, una Coppa Italia e due supercoppe. Penso ai giocatori che apportato da noi nella veste di direttore sportivo prima e Chief Football dopo: Tevez, Dybala, CR7. Ma ringrazio anche tutti gli allenatori che Fabio ha portato. L’unico rammarico che mi viene in mente è quello di non aver preso Van Persie, che per me è un grande rimpianto. Penso a momenti che hanno fatto la storia, la riunione con Nedved e Paratici, le cene e i pranzi insieme, le storie dello scout in Sud America. Penso agli innumerevoli Juventus Day, alle chiamate alla mattina che mi facevano pensare alla sua incolumità fisica. Penso ai mojito e alle feste Scudetto. Alla Juventus, questo lo dicono spesso i giocatori, è arrivato un ragazzo e va via un uomo, che ha un grande pregio che è la curiosità. È un uomo istintivo, responsabile, ma soprattutto vincente. Ha gestito la Juventus in uno dei momenti più difficili della storia del calcio, ed io ho la sensazione che queste due ultime stagioni, raccontate dai giornali normalmente, di normale non avevano niente. Fabio ha affrontato grandi difficoltà e di questo gli va dato merito. Alla fine della stagione, dopo una lunga chiacchierata, l’addio è diventato una cosa naturale. Trovare parole è difficile, ma a nome mio e della Juventus dico grazie di tutto Fabio. L’unica cosa è non chiamarmi più alle 7:30 di mattina”.
Prende la parola Fabio Paratici.
“Ringrazio il Presidente e la Juventus per tutto ciò che abbiamo passato e per questa possibilità di salutare. Undici anni nella vita di una persona sono tanti, nel calcio un’eternità. Un’epoca condivisa con tante persone, e ad ognuna di loro devo dire grazie. Loro sanno chi sono, e io ringrazio tutti, i calciatori, gli allenatori, lo staff, i dirigenti, i dottori, gli autisti, la logistica. Ringrazio veramente tutti. Sono stati 11 anni meravigliosi, in un club speciale come la Juventus. Abbiamo vinto tanto ma anche perso tanto, perché solo chi perde tanto può vincere tanto. È stata una fortuna grandissima passare per la Juventus, e per questo sarò sempre grato. Ho dato tutto quello che avevo e sono orgoglioso di quello che ho fatto. Ed ho ricevuto di più di quello che ho dato: dalla Juventus esci come una persona e un professionista migliore. É una famiglia che non ti fa mancare nulla, andrò in altri club e spero di trovare la stessa passione e amore che c’è qui verso quello che si fa. Come professionista devo ringraziare per l’autonomia totale che ho avuto. Ho potuto sperimentare e osare sempre sapendo della fiducia di chi avevo al mio fianco. Tante volte si hanno opportunità di cambiamenti lavorativi, ma non volevo interrompere prima il percorso”.
“Mi sono vissuto ogni minuto dell’esperienza, ed ho potuto osservare ogni giorno i calciatori migliori del mondo, alcuni tra i migliori della storia del calcio. Ho condiviso idee e pensieri con quelli che per i miei figli sono eroi del calcio, come Pavel, Cristiano, Chiellini, Buffon. Con grandi allenatori, da Del Neri, a Conte, ad Allegri, a Sarri a Pirlo, gente che ha fatto la storia del calcio e che mi ha dato moltissimo. Questa è stata una grande fortuna e occasione. Non posso che essere riconoscente e grato sopratutto ora che le strade si dividono, e lo sarò sempre. Spesso quando una cosa bella finisce pensi che possa salire rabbia o rimpianto, ma a me non è salito niente in questa settimana. Per questo penso che la Juventus sia fatta per renderti migliore, e per questo sono riconoscente e felice per tutto quello che abbiamo fatto in questi anni insieme”.
MOMENTI – “Il gol di Borriello a Cesena è il ricordo migliore che ho. C’è una foto molto bella di un abbraccio dopo quel gol”.
DYBALA – “Quando fai il mio lavoro devi considerare molte cose, ma avere anche una mente elastica. Sai che parti con un’idea ma devi essere in grado di cambiare. Ci sono cose che indicano la strada per fare operazioni. Dybala è un grande giocatore che ha dato molto alla Juventus, io sono uno di quelli che l’ha portato qui con Marotta, era un ragazzo che aveva fatto un anno di Serie A e noi ci abbiamo scommesso tanto. Penso sia stato l’acquisto più rischioso nella mia gestione, perchè era un giocatore proveniente dal Palermo per 40 milioni”.
CONSAPEVOLEZZA – “La avremo tra 10 anni, ma non solo per le vittorie, anche per quello che abbiamo costruito. Stadio, centro sportivo, museo, medical, hotel, under 23, Women, progetti che hanno portato sacrificio e fatica, oltre che mota visione. Di questo siamo orgogliosi e vedremo tra qualche anno le cose con più distacco e ce ne renderemo conto”.
RONALDO – “Tutti gli aneddoti su Ronaldo sono stati già svelati. È stata una trattativa veloce e diretta che non ha avuto tanti momenti di impasse. Lui era molto deciso: quando hai a che fare con giocatori e club di questo livello hai pochi intoppi”.
CESSIONI – “Qualche rimpianto? No, perchè le decisioni che prendiamo le prendiamo in quel dato momento. Poi la decisione giudicata dopo due anni perde il suo valore. La gente che fa il nostro lavoro prende 10 decisioni al giorno, è normale sbagliarne qualcuna. Poi c’è la strategia di non prendere decisioni, che per me è molto sbagliato, perchè la decisone poi verrà presa da un altro che avrà meno preparazione per prenderla”.
DECISIONE – “Chi sta alla Juventus ha ostacoli esterni alla squadra. L’arrivo di Allegri o il caso Suarez non c’entrano niente”.
MERCATO – “Io sono legato a tutti i giocatori che ho portato e trattato. Io mi arrabbio se non riusciamo a portare un giocatore di 15 anni da noi, se devo fare un nome per un acquisto che mi ha soddisfatto è stata Barzagli, il cui acquisto è stato criticato da tutti”.
PENTIMENTO – “Certe decisioni vengono prese in determinati momenti. Sostenere che la scelta di oggi potrebbe implicare ius pentimento è un assunto sbagliato. In questo momento è la decisione giusta secondo noi”.
PRIMO GIORNO – “Abbiamo tante giornate e aneddoti condivisi con tanta gente. Il primo giorno siamo andati io e Marotta a casa del Presidente e ci siamo parlati. Eravamo in centro, dovevamo vederci in un ristorante. Io ero un po’ agitato, sono andato lì e mi sono presentato al ristorante che era una trattoria, per cui ho pensato di aver sbagliato posto. È stato molto piacevole, e tutt’ora torno a mangiare lì”.
FUTURO – “Passare alla Juventus è una fortuna. I ragazzi di Amazon che sono stati con noi un anno si porteranno dietro un bagaglio incedibile. Passare alla Juventus ti fa crescere in tutto, e quello che ho imparato cercherò di trasmetterlo, ma anche di ampliarlo imparando altre cose nuove, cosa che spero succeda in altri contesti in cui mi misurerò”.
VAN PERSIE – “Il rimpianto di non avere un giocatore, che a quel tempo era al top, è legato anche a tutto quello che ci sta dietro, al percorso che ci porta ad arrivare ad un determinato giocatore”.
DIFFICOLTÀ – “Ci sono stati molti momenti difficili, quello che dico sempre è che il nostro gruppo in 11 anni ha preso 4-5 decisioni al mese molto pesanti, di quelle che non ti fanno dormire la notte. Pensare che ogni mese dovevamo prendere queste decisioni, quelli sono stati momenti difficili da affrontare che poi con il tempo diventano meno difficili”.
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