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Oggi l’Avvocato Gianni Agnelli avrebbe compiuto 100 anni, e nel giorno del suo ricordo la Juventus ha voluto celebrarlo ricordando alcune delle sue frasi celebri, oggi alla base del tifo di ogni sostenitore bianconero.
“Con il suo amore verso la Juventus, Gianni Agnelli è stato un punto di riferimento. Un filo bianconero ha legato la sua esistenza. E tantissime sue frasi ancora oggi orientano i tifosi della Signora mostrando di cosa sia fatta la juventinità.
Nel 1947 Gianni Agnelli assume la carica di Presidente della Juventus e la tiene per 7 anni, fino al 1954. Un periodo caratterizzato dalla creazione di una squadra che vince due scudetti, con i campioni danesi Hansen e Praest e il giovane italiano più promettente, Giampiero Boniperti. Un’esperienza anche molto «divertente» – a detta dell’Avvocato – tanto da doverla lasciare a un certo punto per potersi dedicare a tempo pieno ad altre attività.
La presenza di Agnelli vicino alla squadra è costante nel tempo. Spesso le sue visite sono il modo per capire la situazione del momento e per trasmettere ai giocatori i concetti che accompagnano da sempre la Juventus.
Nell’osservare la quotidianità della squadra c’è la curiosità del primo tifoso, il gusto nel vivere dal di dentro la vita del club, qualcosa che lo lega ai primi anni di vita: «Giocai a calcio al D’Azeglio, dove era nata la Juve. A 14-15 anni. Si giocava molto anche in piazza d’Armi, con la gente che si trovava. Ma smisi presto. Non mi viene in mente la prima partita che vidi. Ricordo invece gli allenamenti, nel vecchio campo. Andavo con mio padre. Avevo 12 o 13 anni. Si provava un’ala sinistra proveniente dall’Ungheria, Hirzer. Lo chiamavano “gazzella”. Era molto veloce. Allora si andava a vedere la squadra, agli allenamenti, come si andavano a vedere i cavalli da corsa».
Gianni Agnelli è una fortuna per i giornalisti. Molte dichiarazioni hanno un potere evocativo, vanno al di là della contingenza e si pongono come espressioni in sintesi della filosofia e della cultura della Juventus. Interventi che acquistano un peso specifico rilevante, soprattutto nei momenti di difficoltà, quando c’è bisogno di una chiara indicazione: «È abitudine della Juventus dire e credere che quando le cose vanno bene il merito è dei giocatori, quando vanno meno bene la responsabilità è della società».
Il giorno della partita della Juventus con i ragazzi della Primavera è un rito della famiglia Agnellinche si ripropone identico nel tempo. Il bagno di folla, la curiosità verso la nuova squadra(spesso era la prima uscita), le dichiarazioni programmatiche sulla stagione che va a iniziare. C’è quanto basta per rendere l’appuntamento ogni volta memorabile.
La continuità è uno dei valori della Juventus. Non un semplice rispetto delle tradizioni – anzi, è nel rinnovamento che la società trova la sua forza maggiore -, bensì il riconoscimento del lavoro quando è svolto al massimo livello. Ne sono un esempio Giampiero Boniperti – da giocatore prima e da Presidente poi – e Giovanni Trapattoni, il mister che più a lungo è stato sulla panchina bianconera, uomini ai quali Gianni Agnelli ha guardato sempre con enorme considerazione.
Per Gianni Agnelli il calcio e la Juve sono sinonimi di bel gioco. Si spiega così il riconoscimento della cifra stilistica di Alessandro Del Piero con l’accostamento a un pittore, come Roberto Baggio paragonato a Raffaello. Nell’ammirazione per i grandi numeri 10, l’Avvocato ha avuto una venerazione per Omar Sivori, definito «più di un fuoriclasse, per chi ama il calcio è un vizio». E poi, naturalmente, c’è Le Roi, secondo molto la traduzione in campo dello stile di Agnelli: «Platini rimarrà unico e inimitabile, non ci sarà mai un altro Platini nella Juve. Al mondo non esiste un suo sostituto. E se un giorno, come spero, potessimo avere nella Juventus un giocatore sul quale ci trovassimo a commentare “questo è più forte di Platini”, lo direi con una punta di dispiacere».
Gianni Agnelli ha nei confronti del calcio un interesse da vero appassionato. Ama sapere tutto della Juventus e non solo, il suo sguardo è proiettato anche sulla scena internazionale. A spingerlo non c’è una curiosità meramente tecnica. Nei tanti colloqui con gli addetti ai lavori – spesso attraverso telefonate all’alba – c’è l’intenzione di andare oltre il campo, di scoprire la dimensione umana dell’evento sportivo. Poi, c’è lo stadio. Il piacere di assistere agli incontri della sua Juve, di incontrare la squadra tra il primo e il secondo tempo negli spogliatoi. Senza mai pronunciare discorsi, senza alcuna interferenza, provando a capire dal di dentro che cosa stia avvenendo.
La maggior parte delle immagini di Gianni Agnelli inerenti la Juventus lo vedono seduto in tribuna, intento a osservare la squadra del cuore. Con un’espressione spesso divertita, di chi pensa che presto possa nascere qualcosa che appaghi totalmente il desiderio di vincere insieme al suo senso estetico. Una felicità a portata di mano, anche quando non sembra possibile: «Nei momenti difficili di una partita, nel mio subconscio c’è sempre qualcosa che scatta, ed è quella capacità di non arrendersi mai. E questo è il motivo per cui la Juventus vince anche quando non te lo aspetti»” (Juventus.com)
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