La partita di ieri tra Juventus e Lazio è entrata di diritto nella storia del club bianconero. Non per quello che è successo tra le due squadre: la Juve non aveva nulla da chiedere a questa partita, visto il quarto posto matematicamente raggiunto e il terzo irraggiungibile. Ma ciò che scolpisce la gara di ieri negli annali è il saluto del popolo juventino a Giorgio Chiellini e Paulo Dybala, entrambi all’ultima davanti al loro pubblico. Per Chiellini è stata una festa voluta e programmata. Partito titolare, è uscito dopo 17 minuti nel tripudio dei suoi tifosi e dei compagni di squadra. Per la Joya invece le sensazioni sono state ben diverse.
Dybala è stato in campo fino al 78′, quando Allegri gli ha voluto far tributare la standing ovation, facendolo uscire per far posto al giovane Palumbo. Anche lui, come Chiellini, è stato travolto da un mare di affetto, dai compagni al suo pubblico, e non ha saputo e voluto trattenere le sue emozioni. Come sappiamo, il suo addio è stata una decisione presa dalla società, che non ha voluto rinnovare il suo contratto. L’argentino quindi sta per chiudere la sua esperienza juventina, fatta di 7 anni con molti alti e qualche basso, legato spesso ai suoi problemi fisici.
Ormai per lui la maglia della Juventus era diventata una seconda pelle. Lo dimostra la sua reazione genuina. Era arrivato ragazzino alla Juve e ora se ne va uomo. Dybala al termine del match è stato portato in trionfo dai suoi compagni e non ha trattenuto le lacrime. E uno dei più dispiaciuti, paradossalmente, è stato Dusan Vlahovic. Il serbo nei pochi mesi dal suo arrivo ha legato molto con la Joya. Dopo il gol dell’1-0, l’ex Fiorentina ha esultato con la Dybalamask, andando poi ad abbracciare il compagno. A fine partita poi, dopo le celebrazioni, lo Stadium si è lentamente svuotato. E a rimanere sono stati proprio Paulo e Dusan. Solo loro due, seduti sul prato a parlare. Un’immagine potente. Quelle parole forse non le conosceremo mai, così come non sapremo quale sarebbe stato il risultato della loro intesa affinata sul campo nel tempo. E forse, i tifosi che ieri hanno fischiato la dirigenza, avrebbero voluto vedere proprio questo nel futuro della Juventus.