di Marco Guido
Francesco Montervino, ex capitano del Napoli ed attuale direttore generale del Nola, ci ha rilasciato un’esclusiva intervista nella quale abbiamo parlato del big match che Domenica sera si disputa allo Stadio San Paolo tra i padroni di casa e la Juventus. Ecco cosa ci ha raccontato:
Come sta andando la tua prima stagione come direttore generale del Nola? “La stagione sta andando bene perché il nostro obiettivo è quello di raggiungere una salvezza tranquilla. Attualmente ci troviamo a quattro punti dalla zona play-out, riuscendo ad abbattere i costi di diverse migliaia di euro. Siamo attualmente soddisfatti ma dobbiamo sempre rimanere con la guardia alta perché il campionato di Serie D è veramente complicato e regala sempre delle sorprese”.
Domenica sera si gioca Napoli-Juventus, che partita ti aspetti di vedere? “Il Napoli sta attraversando il peggior momento dell’era “De Laurentiis” e molti giocatori tra i più rappresentativi stanno vivendo un periodo negativo che fino a qualche mese avevano un mercato di una certa importanza, come ad esempio Fabian Ruiz che nell’ultimo mese ha avuto un involuzione importante. Da quando è arrivato Gattuso, la formazione partenopea è riuscita a conquistare solamente un successo sofferto in trasferta contro il Sassuolo, su cinque partite disputate. La sfida contro la Juventus può rappresentare un punto di svolta che può indirizzare la stagione del Napoli: in caso di vittoria si potrebbe ricominciare a pensare anche alla qualificazione in Europa League, mentre in caso di sconfitta si dovrebbe iniziare a guardarsi alle spalle ed evitare la lotta retrocessione”.
Come credi che il San Paolo accoglierà mister Sarri? “Non si sa se gli ultras del Napoli proseguiranno il loro sciopero che hanno iniziato da qualche tempo perché nel caso in cui dovessero essere presenti, la sua accoglienza non sarà certamente delle migliori. A Napoli vedere un tuo giocatore o allenatore passare ai rivali della Juventus, è un po’ come vivere un tradimento anche se qui si parla di professionalità e lavoro. Una fetta di Napoli è comunque rimasta legata a Sarri che è stato l’ultimo allenatore ad offrire un ottimo calcio insieme ai risultati ma sicuramente una parte consistenti del tifo azzurro non gli perdonerà il passaggio ai rivali bianconeri e gli riserverà molto probabilmente una bordata di fischi”.
Come giudichi l’impatto del nuovo allenatore bianconero sulla formazione bianconera? “Per me Sarri è un insegnante di calcio d’altri tempi, è molto meticoloso. Sia al Chelsea che alla Juventus ha trovato dei fuoriclasse che forse non sono disposti a seguire totalmente i suoi dettami perché questa tipologia di giocatore preferisce in certe situazioni decidere le partite con una giocata individuale, fuori dagli schemi dettati dal mister. Sarri a Napoli ha segnato una pagina della storia perché ha trovato dei calciatori molto forti che si sono concessi in tutto per tutto all’allenatore, cosa che forse non ha trovato né al Chelsea, né alla Juventus”.
Ti ha sorpreso il ritorno da protagonista di un altro grande ex partenopeo Higuain che è tornato alla grande a Torino dopo una deludente stagione? “Credo che attualmente Higuain riesca ad esprimersi al meglio solamente con Sarri. L’argentino è un attaccante formidabile e qui a Napoli naturalmente lo si ricorda ancora per le grandi gesta tecniche. Penso che, nella stagione in cui riuscì a segnare 36 gol, raggiunse l’apice della sua carriera. In seguito, pur vincendo sia con la Juventus che col Chelsea, non ho più rivisto quell’Higuain che avevo ammirato a Napoli. Ora è tornato in Italia, sta facendo bene anche perché il contesto tattico impostato da Sarri lo favorisce permettendogli di esprimersi al meglio. Mi sembra però che, quando c’è da scegliere il titolarissimo, l’allenatore bianconero gli preferisce qualche altro compagno di squadra”.
Ramsey o Rabiot, chi credi possa affermarsi in bianconero? “Fisicamente sicuramente Rabiot mentre caratterialmente ti dico Ramsey. Sono due ottimi giocatori, personalmente sono un grande tifoso di Rabiot che ho sempre sperato potesse entrare nel mirino del Napoli: classe innata, un sinistro raffinato e l’abitudine a vincere. Il gallese forse non ha la stessa qualità ma è un giocatore di impatto che puoi schierare in qualsiasi posizione facendo bene. In sostanza credo che entrambi possano far bene alla Juventus”.
Credi che il ritiro deciso dal Napoli possa giovare ai giocatori partenopei? “Credo che il ritiro sia durato solamente un giorno. Io però faccio parte di quella schiera che potremmo definire “calciatori responsabili”, giocatori che non necessitano di un ordine da parte della società di dover andare in ritiro se c’è bisogno ero io il primo a proporlo. Il ritiro comunque non risolve tutti i problemi ma può essere un gesto visto in maniera positiva dall’ambiente e dalla città che possono vedere concretamente l’attaccamento alla maglia. Adesso però quello che conta è capire se la formazione azzurra ha percepito quali siano i problemi da superare per uscire da questo momento difficoltoso”.
Pensi che mister Gattuso possa far bene sulla panchina del Napoli nonostante una partenza un pò difficoltosa? “Gattuso si sta giocando tutto! Se un allenatore che ha forse nell’aspetto caratteriale il suo punto di forza, non riesce a far reagire questa squadra, allora fatico a credere che un altro tecnico possa riuscirci. Probabilmente il problema è forse più serio di quanto non si creda”.
A Napoli hai vissuto ben sette stagioni, che ricordi hai di quell’esperienza? “Per molti tifosi, quello è stato l’ultimo Napoli che era tutt’uno con la gente, parte integrante della città e, nonostante siano passati dieci anni, ancora oggi ricevo degli attestati di stima e affetto. Quella famosa cavalcata culminata con la promozione in Serie A, per me, forse in maniera egoistica, rappresenta il terzo scudetto conquistato dal Napoli perché tornare e trovare duecento mila persone in piazza è stato straordinario”.
Progetti per il futuro? “Sono un direttore sportivo abilitato da cinque anni, ho anche il patentino da allenatore ma credo che in futuro mi piacerebbe fare il direttore sportivo. Quest’anno mi sono cimentato in questa avventura nell’ambito manageriale anche perché le società in Serie D non sono strutturate come quelle delle categorie superiori ed in sostanza mi occupa sia dell’ambito dirigenziale ma anche sportivo e devo ammettere che mi sto trovando molto bene. Essendo però un uomo di campo penso che in futuro possa occuparmi prettamente dell’aspetto tecnico svolgendo il ruolo di direttore sportivo”.
Ringraziamo naturalmente Francesco Montervino per la cortese disponibilità.