di Marco Guido
Domenico Marocchino, ex ala cresciuta nel settore giovanile della Juventus nella quale ha anche disputato quattro stagioni in prima squadra, ci ha rilasciato un’esclusiva intervista. Ecco cosa ci ha raccontato:
Sei d’accordo con la chiusura dello sport a livello mondiale a cui si è arrivati finalmente oggi? “Mi sembra che non ci sia alternativa. Direi che il motto del momento visto che non ci si può spostare da casa sia: “Tutti in casa a studiare!”, tanta cultura per tutti. Purtroppo questa epidemia si sta diffondendo con grande velocità e quindi non c’è alternativa alle decisioni assunte dagli organi preposti. Cerchiamo di sfruttare questo periodo in cui facciamo riposare le gambe, per far lavorare di più il cervello”.
Credi che possa essere una soluzione giusta quella di chiudere il campionato con playoff e playout? “Da un certo punto di vista la scelta dei playoff non mi convince perchè non tiene in considerazione quanto è stato fatto fino a quel momento, mettendo tutto in gioco in quel momento. Credo che bisogni navigare a vista perchè non è detto che tra venti giorni si possa tornare a giocare e che negli stadi non ci sia ancora qualche persona positiva. Io sospenderei a tempo indeterminato, poi le decisioni andranno prese in base all’evoluzione della situazione”.
Pensi che la vittoria sull’Inter possa rappresentare una svolta per la conclusione della stagione bianconera? “Il calcio non è matematica! Le due squadre finaliste della scorsa Champions League sono già state eliminate dalla massima competizione europea. Una vittoria non è una certezza per il futuro, diciamo che è un granellino da mettere in cascina, giocare una bella partita non vuol dire aver trovato il gioco per le partite successive. Il calcio è imprevedibile”.
Pensi che il tecnico sia quello giusto per riportare la Juventus sul trono d’Europa? “Dipende dalla prospettiva in cui si guarda la situazione: se la analizziamo dal punto di vista della rosa credo che bisogna essere fiduciosi perchè la squadra bianconera è ricca di tanti campioni che hanno già vinto tanto. Sotto il punto di vista del gioco e dei risultati è relativamente positiva perchè è prima in classifica, in semifinale di Coppa Italia e può conquistare il pass per i quarti di finale di Champions League contro il Lione. Se dovessi sintetizzare in un voto direi un 6,5-7”.
Pensi che l’utilizzo a gara in corso di Dybala sia la miglior soluzione per sfruttare al meglio l’argentino? “L’avvocato Agnelli disse che Sivori fosse un vizio; diciamo che Dybala è un vizietto, non è ancora arrivato alla statura di Sivori ma è sempre divertente da vedere. Purtroppo in Italia e non solo c’è un sostantivo fastidioso “continuità” che non mi piace perchè un giocatore non può sistematicamente fare delle giocate decisive e quindi si tende a sfruttare questi calciatori nel finale di gara. Personalmente lo vedrei sempre in campo perchè non mi interessa la sua continuità, mi interessano le sue giocate, i suoi gol, riesce a risvegliare dal torpore di certe partite”.
Credi che la squadra di Sarri possa rimontare e passare il turno contro il Lione in Champions League? “Penso di si ma non sarà sicuramente facile perchè le motivazioni non sono le stesse dell’affrontare un top team europeo ma soprattutto perchè non bisogna subire gol per complicare ulteriormente la situazione. Una squadra che l’anno scorso era riuscita a ribaltare il passivo subito al Wanda Metropolitano contro l’Atletico Madrid può sicuramente farcela. Sempre che si giochi”.
Sei cresciuto nel settore giovanile bianconero ed hai giocato quattro stagioni in prima squadra, che ricordi hai dell’esperienza vissuta a Torino? “E’ stata un pò la mia infanzia. Per uno cresciuto nel settore giovanile, giocare in prima squadra era una grandissima soddisfazione anche se era un calcio completamente diverso dall’attuale: una volta bisognava sapere il dialetto, ora sette o otto lingue, sono cambiate tante cose”.
C’è un giocatore attuale che ti ricorda Domenico Marocchino? “Qualche anno fa c’era Lentini. Io ero un tornante che sapeva fare anche la seconda o la prima punta ma non perchè vedevo molto la porta ma perchè ero abile nel difendere la palla e giocare spalle alla porta. A me piace molto Cuadrado perchè lo ritengo un giocatore più freddo rispetto agli altri esterni come Douglas Costa o Bernardeschi. Il cacciatore della linea di fondo non esiste più, è troppo cambiato il modo di giocare”.
Ringraziamo naturalmente Domenico Marocchino per la cortese disponibilità.
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