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La calciatrice della Juventus Women Cecilia Salvai ha parlato intervistata dai microfoni de La Repubblica, ai quali ha parlato della sua carriera, della Juventus, e del suo rapporto e approccio con il calcio.
“L’amore per il calcio è iniziato seguendo le orme di mio cugino. Da piccola giocavo con lui, andavo a vederlo giocare e l’allenatore mi ha chiesto di entrare in squadra. Sto passando ora il mio secondo infortunio, i primi mesi passano in fretta, dal terzo comincia a essere pesante, si sommano la fatica fisica e mentale: per gli Europei valutiamo mese per mese. È più no che sì, sarebbe una cosa molto “tirata”. Se invece volesse dire andarci per fare parte della squadra, allora sarebbe diverso”.
“A 4 anni, mi diagnosticarono un linfoma. È in quella occasione che ha imparato a lottare, anche se ricordo ben poco. Ho dei flash, sono stata fortunata perché è durata poco, sei mesi di cura e un anno di controlli. Vedendo altre persone come stanno, mi ritengo molto fortunata: è stato preso in tempo. Penso che ti segni per quanto uno sia incosciente vista l’età”.
“Sono ancora più riconoscente per quanto ci sono vicini in società, ma era inevitabile arrivare al professionismo. Negli ultimi anni è cambiata la mentalità. Prima per tutte noi era “giocare”, non era la prima fonte di sostentamento. Le generazioni future vedranno gli sforzi di chi le ha precedute. Siamo passate dal niente al tutto e ce lo siamo anche meritato. Avremo le tutele che hanno i normali lavoratori. La maternità era tutelata ma non al livello di un professionista e questo è un aspetto importante per chi ha intenzione di avere figli”.
“Nella mia giornata tutto gira intorno al calcio. Le ore di sonno e l’alimentazione sono fondamentali, la discriminante tra chi arriva a un certo livello e chi no. Sveglia, colazione, passeggiata con il mio cane. Poi a Vinovo: sono sempre una delle prime ad arrivare, è diventata casa nostra, mi piace stare là. Le ore che rimangono le ho passate a studiare. Stare fuori è difficile, la Champions è quello che mi manca di più: affrontare grandi squadre come il Lione è uno stimolo. Mi stanno facendo divertire, per quanto guardarle da fuori è bello ma fa male non esserci. All’andata siamo state bravissime a ribaltarla dopo un primo tempo sottotono. Non dovremo concedere altri 45’ come all’andata: noi abbiamo fatto fatica, loro hanno passeggiato. Dobbiamo fare la nostra partita: in Europa se subisci e attendi, la paghi”.
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