Juve Women

Braghin: “Professionismo donne? Ci saranno miglioramenti, ma…”

Stefano Braghin, Head of Juventus Women, ha rilasciato una lunga intervista a Goal. Sul suo approdo in bianconero: “Sono arrivato alla Juventus nel 2012. Ho diretto la Primavera maschile fino al 2018, nel frattempo è partito il progetto femminile e poi ho dovuto fare una scelta fra i due. Alla fine ho scelto la squadra femminile. Sono da parecchio tempo nel club, ma da poco nel campo femminile. Nel 2015 la Federazione ha deciso che ogni club professionistico maschile doveva avere una squadra femminile. Era uno dei requisiti per partecipare alla Serie A al momento dell’iscrizione, quindi era proprio obbligatorio. Così siamo partiti di punto in bianco. Abbiamo organizzato degli open day. Una storia divertente è che al primo open day c’erano tre ragazze, una con le infradito. Si è partiti da qui e poi dopo sette anni abbiamo più o meno 200 giovani. Abbiamo nove squadre dall’under 9 all’under 19. Tutte le categorie sono coperte. Ciò significa tanto in 7 anni. Credo che stiamo offrendo loro un ottimo servizio, ma probabilmente vuol dire anche che il calcio femminile sta crescendo molto rapidamente nel nostro paese“.

Il progetto femminile: “Era qualcosa di veramente nuovo. Penso che ci fosse più futuro. Idealmente, dopo 25 anni in questo settore, sento veramente di poter essere più utile sul lato femminile nel trasferire quello che ho imparato nella mia carriera, più che in quello maschile. Probabilmente l’aiuto che posso dare ai ragazzi è inferiore a quello che posso dare per le ragazze. È un modo per restituire al calcio ciò che il calcio mi ha dato“.

Sui piani per il futuro: “Quello che ho chiesto è che nelle categorie inferiori, Under 9, Under 10, Under 11, bisogna fare ancora quantità. Perché in Italia abbiamo solo più o meno 30.000 giocatori iscritti e gli altri paesi ne hanno 300.000. Quindi, dai 9 al 12/13 anni, proviamo davvero a reclutare tutti coloro che vogliono giocare nel club. Poi, a partire dai 14 anni, vorremmo alzare la qualità e iniziare ad avere dei rapporti con le squadre locali“.
Il passaggio al professionismo sarà fondamentale: “Ci saranno miglioramenti in termini di sviluppo del gioco e, si spera, di sostenibilità, perché ora professionalità significa anche molti costi per i club. Non è stato sviluppato esattamente un piano aziendale su come sostenere tutto questo. Sono un po’ preoccupato per come potrà funzionare senza l’aiuto degli organi di governo. Siamo un po’ in difficoltà sui numeri. Anche se siamo molto felici, chiaramente, per le nostre giocatrici“.

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