Ai microfoni de Il Corriere di Torino Alberto Zaccheroni parla in vista della sfida tra Ajax e Juventus
[fnc_embed]<iframe frameborder=”0″ width=”700″ height=”450″ allowfullscreen=”true” src=”https://www.dailymotion.com/embed/video/x72a1wy?autoPlay=1&mute=1″ id=”tv”> </iframe>[/fnc_embed]
Cosa significa l’Ajax per un allenatore?Una grande scuola di calcio, che ha sfornato una marea di giocatori di talento. Com’è l’Ajax di oggi? Una squadra che sa dove vuole arrivare, ordinata e quadrata. De Ligt? È bravo e, appunto, giovane, ma di certezze non può ancora darne. Poi capisco che ormai in giro ci sono pochi centrali di grande valore, quindi il prezzo si sovraccarica. Col 4-3-3 acquisisci una cultura di gioco. Come hanno fatto in Qatar, dove hanno razziato giovanissimi talenti brasiliani, li hanno fatti giocare insieme per anni e gli hanno dato il passaporto.
Juve favorita? Loro hanno giocatori ed entusiasmo, ma i bianconeri sono superiori: in Champions pesa l’esperienza. L’Ajax ha avuto meno talenti e, anche, meno soldi per comprare all’estero: quando li incontrai, avevano Suarez ed Eriksen. Chiellini? È stato bravissimo e, soprattutto, un grande difensore: magari non è sempre bellissimo da vedere, ma con l’Atletico veniva anche ad impostare sulla tre quarti. E in marcatura, è un super. La favorita per la Champions?
Mi preoccupa il City, ma con Cristiano alla Juve può bastare una palla. E Allegri ha dato alla squadra una duttilità enorme: se manca qualcuno, non si deve mettere le mani nei capelli. Ronaldo? Premesso che alla Juve hanno il polso della situazione, non lo farei. Non è una finale e loro sono più forti, anche senza CR7. Mai fidarsi dei giocatori, ma dei medici. Una volta, all’Inter, feci giocare Cristiano Zanetti: dopo 10 minuti, stiramento, rimase gambe all’aria, stecchito”.