Ai microfoni de La Repubblica, Giovanni Trapattoni ha parlato della serie A e della sua esperienza italiana.
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“Una “definizione del cuore” per Milan, Juventus e Inter? Milan: la prima famiglia, il club che mi ha fatto realizzare il mio sogno. Senza Milan la mia storia sarebbe stata indubbiamente differente. Juve: la lunga storia d’amore, un gruppo eccezionale che mi ha permesso di affermarmi come allenatore. Inter: una inarrestabile emozione, la squadra con cui cimentarmi per capire se i miei successi fossero legati soltanto alla Juve. Facendo un paragone con la vita, il Milan è stato l’adolescenza, la Juve il matrimonio, l’Inter il cambiamento della mezza età. Una partita che vorrei rigiocare? Nessuna, sa perché? Non so come si sarebbe sviluppata la mia carriera se qualcosa fosse andato diversamente. Ho commesso errori, non li rimpiango: sono stati fra i migliori insegnamenti che io abbia mai ricevuto. Mi ritengo già così estremamente fortunato. Se mi ha dato più dolore dolore Magath, giustiziere della Juve nella finale di Coppa Campioni ’83 con l’Amburgo, o Byron Moreno, l’arbitro di Italia-Corea del Sud? Decisamente Moreno. Perché quello che è accaduto al Mondiale 2002 ha avuto origine dall’arbitro e non dall’avversario. E dall’arbitro ci si aspetta un comportamento super partes. Lui ha commesso una grande ingiustizia e ha colpito tutta l’Italia. Ecco, ci ripenso: se proprio dovesse esserci una partita che rigiocherei, sarebbe Italia-Corea. Per avere un arbitro diverso”.