TORINO – Dall’interregionale alla Juventus, il sogno di qualsiasi calciatore. È la storia di Moreno Torricelli, che intervistato dalla Gazzetta dello Sport ha ricordato il suo passaggio in bianconero, dal primo contratto a Villar Perosa all’incontro con Boniperti: «Io alla Juve? Grazie a un’amichevole Caratese-Verona. Io ero nella Caratese. Lì c’era Landri, d.s. vicino alla Juve che collaborava con Furino al settore giovanile. Si capisce che gli feci una buona impressione perché mi portò alla Juve a fare delle amichevoli di fine stagione con Pro Vercelli, Vicenza e Ancona. Volevo diventare professionista, qualche squadra di C mi voleva: avevo già centrato l’obiettivo. Non avrei mai pensato che mi richiamasse la Juve. Invece all’inizio della nuova stagione Trapattoni disse: “Se non mi prendete Vierchowod provo questo ragazzo”. Andai in ritiro e poi in tournée in Giappone. Al ritorno firmai il contratto in bianco, sul cofano di un’auto a Villar Perosa. Figuratevi se pensavo ai soldi. Che ansia quando andai in sede da Boniperti con i miei due procuratori. Lui uscì dall’ufficio e disse: “Buongiorno Moreno, vieni con me. Voi potete aspettare fuori, grazie”. Non gli piacevano i procuratori. Dentro, c’erano le sue scarpe, i trofei, i palloni in cuoio: che emozione. Mi diede uno stipendio di 80 milioni di lire. Per me che come falegname ne guadagnavo un milione e 200 al mese era un’enormità».
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