Ai microfoni di ReteSport l’ex bianconero Luca Toni ha parlato della serie A
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“Ranieri? Penso che il mister sia l’uomo giusto, una persona molto calma e tranquilla, che riesce a capire i problemi che ci sono ma che allo stesso tempo si fa rispettare da tutti. Mette tutti sullo stesso piano, ha personalità nel cercare di risolvere i problemi. Anche perché il rapporto tra calciatori è fondamentale per i risultati. La lite tra Dzeko ed El Shaarawy? Non serve a nessuno. Una delle cose sbagliate nel calcio è fare dei litigi in maniera plateale. Zaniolo mi ha impressionato. Da dirigente Totti sarà fondamentale nel progetto Roma. De Rossi allenatore? No, ora deve continuare a giocare, è troppo importante. Avrà tempo per allenare. Champions? Secondo me ora si devono responsabilizzare i giocatori, non è sempre colpa dell’allenatore. La Roma ha una rosa importante. Capisco che non è facile giocare sotto pressione, ma andando alla Roma sei consapevole che quella maglia pesa. Il bello di Roma non è che la gente ti esalta quando fai gol, ma perché sai che devi dare di più e ci devi riuscire. Se hai paura, non puoi giocare a Roma con la maglia della Roma. Insomma, adesso tocca ai giocatori prendersi le proprie responsabilità, ne conosco alcuni e so che possono riuscire a portare il club in Champions, ne risentirebbe tutto l’ambiente e tutta la programmazione del prossimo anno altrimenti. E poi il problema dipende dalla società, come per esempio del fatto che arrivi e poi vada via subito un direttore importante, questo non aiuta. Bisogna avere più fiducia nelle persone che si scelgono. A Roma si è troppo umorali, bisogna dare maggior tempo e fiducia alle persone per riuscire a costruire qualcosa di importante. La Juventus è un passo avanti per lo stadio e per gli investimenti fatti negli anni, ma la Roma deve trovare gli uomini giusti a cui dare fiducia, capaci di trovare giovani importanti da non rivendere ma da tenere con sè. È un tipo di programma però per il quale ci vuole tempo e bisogna saperlo attendere. Le differenze col passato? La Roma nella quale ho giocato io è riuscita a diventare grande grazie al lavoro delle persone che tutti i giorni la consideravano la propria famiglia. C’erano Rosella Sensi ed un direttore molto vicini alla squadra. Son stati fortunati e bravi a mettere insieme un gruppo di giocatori con le idee giuste. Oggi alcuni pensano più a farsi due foto che a fare gol. Per questo, occorre puntare su 4 o 5 giocatori che formino una linea all’interno dello spogliatoio da seguire. Come De Rossi, anima di questa squadra. Questo gruppo di giocatori deve riuscire a trasmettere ai più giovani cosa vuol dire essere alla Roma e giocare nella Roma. Si parte da qui. Io mi resi conto di questo al mio arrivo, oggi alcuni invece giocano tanto per giocare. La forza di una società sta nel trovare questi giocatori”.
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