TORINO – L’ex allenatore Arrigo Sacchi ha parlato intervistato dai microfoni de Il Corriere dello Sport.
[fnc_embed]<iframe frameborder=”0″ width=”700″ height=”450″ allowfullscreen=”true” src=”https://www.dailymotion.com/embed/video/x72a1wy?autoPlay=1&mute=1″ id=”tv”> </iframe>[/fnc_embed]
Uno Juventino vero fa colazione con caffè e Gazzetta! Risparmia il 50% sull’edizione digitale! Segui la Juventus ogni giorno con l’edizione digitale della Gazzetta dello Sport a 9,99 al mese anziché 19,99.
“Il calcio italiano non vince perché non fa squadra. Ci riusciamo talvolta in situazioni tragiche. Per esempio, dopo la Seconda Guerra Mondiale abbiamo trovato l’unità di intenti e siamo diventati una delle prime potenze industriali. Per tornare al calcio, quando ci siamo coagulati intorno alla Nazionale abbiamo vinto due Mondiali. E’ una questione di storia, di cultura, di racconto. Juve fuori con l’Ajax? La Juventus intesa come squadra ha un club strutturato alle spalle, una tradizione invidiabile e un allenatore tra i più bravi che ci siano. Un tattico sopraffino. Ma è pur sempre calcio italiano. Giochiamo con otto o nove uomini invece che con undici. Neppure coinvolgiamo il portiere, non abbastanza. Guardate le partite del nostro campionato o come si comportano le squadre che vanno all’estero: c’è sempre un giocatore in più che resta in difesa, se non due, rispetto al modo in cui attaccano gli altri. Quindi uno o due uomini in meno che partecipano al gioco. E a questi livelli essere dieci contro undici è letale. Ti girano intorno come fossi un bambolotto. Ci mancano stile e la voglia di cooperare”,