TORINO – La calciatrice della Juventus Women Martina Rosucci, ha parlato intervistata dalla rivista Stabene.
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“Gli inizi? Papà era contento, mamma no. Non le piaceva l’ambiente. Diceva che gli allenatori non erano preparati. Sperava che fosse una passione passeggera. Effettivamente a 14 anni ho deciso di smettere, ma solo perché a quell’età, per regolamento, non potevo più stare nelle squadre miste e io non volevo giocare con le ragazze. Non mi divertivo. E in quell’anno mamma ha cercato di farmi fare di tutto: altri sport, corsi di moda, di portamento. Adesso me lo dice sempre: ‘Sei un po’ femminile grazie a me’.”
RUOLO – “Da piccola mi hanno spostato a centrocampo, sia perché mi mangiavo un sacco di gol, sia perché chiamavo sempre la palla. A centrocampo la palla deve passare da te, devi difendere, attaccare, collegare. Il centrocampo è l’emblema delle relazioni. Ci sto bene. Centrocampista anche nella vita? Sì, mi viene naturale dire la mia, stare in mezzo al gioco. Io amo le relazioni, sono la mia linfa vitale.”
FUTURO – “Cosa farò dopo aver smesso di giocare? Da piccola volevo fare la maestra d’asilo, perché amo i bambini. Crescendo mi sono appassionata alla scrittura (mia madre sognava che facessi la giornalista). Magari questa passione porterà a qualcosa. Non so.”