“La mia Juve del 91′? E’ vero, la più grande amarezza della mia avventura sportiva. Dissi sì alla proposta di Agnelli, accettai, senza avere la determinazione giusta. E poi in quel momento l’Avvocato si era innamorato di un allenatore di grande modernità, che poteva essere anche l’uomo giusto ma nel momento sbagliato. C’era la voglia di cambiare tutto in fretta, ma ci furono due ostacoli, Una sorta di gelosia di fronte al mio arrivo, un quasi ragazzo che piombava dall’esterno. E poi, come le ho detto, la mia stanchezza dopo il Mondiale del’90, che fu definito e apprezzato in tutto il mondo come il primo dell’era moderna, con un grande utilizzo della tecnologia. Arrivai alla Juve senza la convinzione giusta. La partenza? E chi se la scorda quella partita a Napoli… Tacconi mi disse: pensavo nella mia vita di fare il portiere e invece mi sono ritrovato a giocare da libero… Silenzi sembrava Van Basten”.