Moggi: "Paratici voleva alzare il prezzo di Lukaku. Avere Del Piero in squadra era una grande cosa" - JuveNews.eu

Moggi: “Paratici voleva alzare il prezzo di Lukaku. Avere Del Piero in squadra era una grande cosa”

Moggi
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TORINO – L’ex dirigente della Juventus Luciano Moggi ha parlato intervistato dai microfoni di Radio Bianconera.

PARATICI – “Penso sia arguto e sappia fare le trattative. L’ho notato dall’affare Lukaku. Tutti scrivevano che la Juve voleva Lukaku, ma i contatti con il Manchester c’erano stati solo per far salire il prezzo, non perché lo volesse prendere effettivamente. D’altronde io non l’avrei preso: fa gol, ma in una squadra che vuole vincere non è adatto. A volte inciampa sul pallone, trascina sì in progressione, ma penso che vedrà la porta molto meno in Italia. Paratici l’ho conosciuto quando era alla Samp e già vedevo che sapeva lavorare. Alla Juve penso si sia perfezionato, anche perché se la Juve vince regolarmente è anche perché lui, parte di questa squadra, va a pescare giocatori che sono tra i migliori non solo in Serie A”.

SARRI E LIPPI – “Se Sarri l’avrei preso o no è un discorso che dipende dai giocatori. Io non ho mai preso l’allenatore e poi i giocatori, ma al contrario. Questo era il mio modo di lavorare. Poi tenete presente che i campioni della Juve sono disponibili per ogni allenatore. Non cambieranno il gioco, guardate il gol di Dybala, frutto di una giocata e non del gioco. Sarri migliorerà il gioco d’insieme, ma non arriverà mai a impedire le giocate dei singoli. D’altronde se la squadra è forte…”.

CONTE E DEL PIERO – “Quando Conte ha allenato Del Piero io non c’ero, quindi non posso rispondere. Io so solo che avere Del Piero in squadra era una bella cosa. Aveva un piede tale, non so se ricordate il gol di Tokyo contro il River. Un campione. Quando tutti parlavano di Del Piero come attaccante non era un errore, ma ci mancava poco. Lui non segnava solo gol strepitosi, sapeva anche servire i compagni. Averlo in campo significava quindi avere un centrocampista e un attaccante. Se uno che sa fare certi gol, sa fare anche gli assist, vuol dire che è un campione completo. Credo sia stato utile a Conte, come Conte a Del Piero. Magari negli ultimi tempi Del Piero voleva giocare di più, ma età e infortuni c’erano stati. Qualcosa non ha funzionato, magari, ma io non c’ero. Certo, se ci fossi stato tutto avrebbe funzionato perfettamente. Quando si fece male lo aspettammo un anno e mezzo. Non aveva più la verve del pre-infortunio, ma restava un grande. E Capello lo usò bene, facendogli segnare 11 gol nonostante le poche partite. Non mi è piaciuto Del Piero quando alla fine di Calciopoli ha espresso parere sfavorevole nei confronti di Capello. Ha detto che sarebbe andato via in caso di permanenza di Capello, ma nessuno l’aveva richiesto in quel momento. Milan? No, no. Si sarebbe andati avanti con Capello, ma sarebbe rimasto anche lui alla Juventus”.

EMRE CAN – “Ha una caratteristica particolare: l’agonismo. Non ha grandi piedi, ma combatte su tutti i palloni. E’ stato utilizzato anche da terzino davanti a certe problematiche e ha fatto bene. Da lui non si può pretendere la giocata, ma da lui si può pretendere, e lui lo fa, di andare su tutti gli uomini e togliere il pallone. E questa è la cosa più difficile. Evidentemente non cambia la squadra, su questo non c’è dubbio, ma da un impulso talmente forte a chi sta in campo e dà un aiuto a quelli che con i piedi sanno fare cosa in più”.

POGBA – “Non penso ci sia bisogno di riprenderlo. A me le cose rifatte non sono mai piaciute, ho solamente ripreso Lippi una volta, ma solo perché sapevo quello che poteva succedere e che potevo governare il nuovo Lippi in maniera importante. Tanto che è venuto e ha vinto tutto. Il problema di fondo non è quindi andare a cercare chi, ma l’importante è come utilizzare chi. E tornando a Can, credo che quelli come lui e Matuidi possono essere importanti”.

5 MAGGIO – “Di quel giorno hanno detto di tutto e di più, dando poi la colpa a me. L’ha detto più volte Ronaldo, che per motivi oscuri hanno perso quel campionato. Casualmente al Festival di Trento, dove evidentemente era portato a dire la verità, lui stesso su quella giornata ha detto che la squadra era stanca e messa male in campo. E devo aggiungere che erano tutti a Roma, da Tronchetti a Moratti, sicuri di vincere. Tant’è che avevano predisposto la festa al Duomo, poi da primi arrivarono terzi. Però ho apprezzato il gesto di Ronaldo che finalmente ha detto la verità. È stata l’Inter a perdere. Il tempo è galantuomo”.

RUGANI – “Buon giocatore, discretamente importante, ma da panchina. Ora verrà usato sicuramente, ma non è un giocatore che può determinare”.

MANDZUKIC – “Non credo che la Juve lo tratti male. Prende 5 milioni, immagino sia contento. Tra l’altro lui è lì perché ha rifiutato le destinazioni. Non è vero che la Juve non ha saputo vendere, Paratici l’aveva venduto e anche bene, sono stati i giocatori a rifiutare, perché qui stanno bene, vincono e guadagnano. Il problema va accentrato e capire le varie situazioni. In questo momento credo che la Juve abbia fatto tutto bene e che Mandzukic sia tranquillo”.

ALLEGRI – “Manchester? Occhio alla Spagna. Lui è stato anche molto vicino a Barcellona in passato”.

IBRAHIMOVIC – “Andai ad Amsterdam, pranzai con lui, vidi gli allenamenti, gli dissi tutto quello che doveva fare a Torino. Lo portai, mi contestarono l’acquisto, ma poi abbiamo visto cosa sapeva fare. Vedete nella sua autobiografia scrisse di essere diventato cinico alla Juve e ha messo una mia gigantografia. Ritorno in Italia? Occhio all’Inter che può avere bisogno di uno come lui”.

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