TORINO – Il centrocampista della Juventus Blaise Matuidi ha parlato intervistato dai microfoni de Il Corriere dello Sport.
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Matuidi, cosa è cambiato per lei rispetto a un mese fa, quando sembrava destinato a lasciare la Juventus?
“Cosa è cambiato per voi o per me? Per me non è cambiato niente: io lavoro tutti i giorni per la squadra e sto bene con i miei compagni e con la società. Per me la cosa più importante è il campo. Io sono stato felice di restare e del mio possibile addio avete parlato solo voi. Gioco in una grande squadra come la Juve che mi dà fiducia e i dirigenti non mi hanno mai detto che me ne sarei andato. Loro mi assicuravano che sarei rimasto e così è stato”.
La mancata vittoria contro l’Atletico l’ha amareggiata?
“Sì perché abbiamo disputato una bella partita, muovendo bene la palla, facendo i movimenti giusti e creando tante occasioni. Abbiamo un piccolo problema sui calci piazzati e ci dobbiamo lavorare perché i calci da fermo sono una cosa importante. Servono più cattiveria e una maggiore attenzione alle posizioni da tenere. Rispetto al passato abbiamo cambiato molto e miglioreremo: ci vogliono tempo e lavoro”.
Crede di avere responsabilità per il gol del pareggio di Herrera?
“Sì, ero vicino e avrei dovuto fare qualcosa di meglio”.
E’ maggiore la soddisfazione per la prestazione, soprattutto nella prima parte del secondo tempo, o il rammarico per la rimonta subita e la vittoria sfumata?
“Tutti e due, ma dobbiamo essere positivi e pensare alle cose fatte bene, che sono state tante. Abbiamo gestito la palla con rapidità, abbiamo fatto buoni movimenti e abbiamo avuto tante occasioni per segnare. Ripartiamo da questo e da un risultato che, in casa dell’Atletico, va comunque considerato positivo”.
E lei ha segnato…
“Sono contento per il gol e per la mia prestazione, ma la soddisfazione è stata mitigata dal loro pareggio al 90′.”
Si è chiesto perché gli ispettori della Lega non sentono mai i buu razzisti e non li denunciano?
“Sì, me lo sono chiesto. I buu e gli insulti razzisti sono una cosa che bisogna fermare, che non ha niente a che vedere con il calcio. Adesso c’è la tecnologia e si possono colpire le persone che hanno comportamenti razzisti e vietargli di andare allo stadio perché non c’entrano niente con questo sport e penalizzano gli altri tifosi che vengono per sostenere il loro club e godersi lo spettacolo.”