TORINO – Il direttore generale dell’Inter Beppe Marotta ha parlato intervistato da Il Secolo XIX.
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“Era arrivato il momento di cambiare. Con me sono cresciuti manager che dovevano ormai prendersi delle responsabilità e la società ha deciso un cambio generazionale. Certo, si poteva gestire meglio il cambiamento. Però citerò Mandela che diceva: nella vita non perdi mai, o vinci o impari. Nel mio caso poi si è chiusa una porta e si è aperto un portone. Ronaldo? Un campione, prima con la testa. Nella sua carriera ha fatto 100, non si accontenta e vuole arrivare 120. Non trascura niente: allenamenti, stila di vita, comunicazione. Icardi? È un talento, un talento che deve ancora consacrarsi come campione. Oggi ha 25 anni e deve mettere a punto tutte le esperienze, anche quotidiane, per crescere. Sulla tragedia del Ponte Morandi? Ero nella sede della Juve e stavo guardando Sky Tg24. Subito è stato come una ferita, che si è propagata in un instante. Come se una parte del corpo venisse a mancare, una spaccatura netta. Poi è iniziata a salire l’angoscia nel vedere quello che accadeva. Cosa ha fatto? Perin e Bonucci rischiavano di essere proprio lì in quell’istante, ci siamo informati subito, erano già rientrati”.
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