TORINO- Nel corso dell’evento “Il Foglio a San Siro”, l’ex ad della Juventus Beppe Marotta ha parlato di alcuni argomenti che lo avevano visto coinvolto in questi mesi.
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Come prima cosa, gli è stato chiesto della discussione avuta con Nedved, che lo ha accusato di essere un grande professionista ma di non essere mai stato juventino: “Io sono nato a Varese, se oggi sono nel calcio è perché sono tifoso dello stesso. Abitando vicino allo stadio del Varese, da mascotte di 6 anni, mi sono innamorato del calcio e dei posti e dei luoghi in cui ho lavorato. Per me è una professione. L’uscita di Pavel, che veniva dalla Lazio, è stata legata alla sua spontaneità e abbiamo avuto modo di chiarire. Non si può pretendere che il procuratore abbia una fede, io tifo Varese”. Poi, parlando dell’acquisto di Ronaldo, che secondo alcuni non era voluto dallo stesso Marotta: “E’ falsa la storia che non lo volevo, chiaro che come a.d. non avevamo la sostenibilità per farlo. Agnelli dopo che gli presentammo un Piano A e un Piano B, con grande intelligenza ci disse che si poteva fare l’operazione, era tutto standardizzato ma fu un atto di coraggio degli azionisti e io non potevo decidere. Io potevo valutare con Paratici e Nedved, non mi sono opposto. Ho avuto modo di conoscerlo, lui è un grande campione che dà l’esempio che poi diventa emulazione per gli altri”.