TORINO – Viaggiare per l’Europa e superare le frontiere è la nostra normalità da molti anni, prima che scoppiasse la pandemia che ha portato a un restringimento delle possibilità di movimento. C’è stata un’epoca, durata piuttosto a lungo, nella quale invece il continente era diviso dalla cortina di ferro e l’Ovest e l’Est erano due mondi rigidamente contrapposti, materialmente e ideologicamente. Anche nel calcio, ogni qualvolta ci si doveva confrontare con una squadra del mondo comunista, si oscillava tra il mistero, la scarsità di informazioni e la convinzione di un’alterità radicale che si sarebbe manifestata in campo. E se esistevano scuole di un certo peso e di prestigiosa tradizione – la Cecoslovacchia o l’Ungheria, giusto per citare i Paesi contro i quali l’Italia aveva vinto le finali Mondiali del 1934 o del 1938 -, di alcuni si sapeva davvero ben poco.
Tra questi, c’era la Bulgaria. Ultima del blocco sovietico ad arrivare alla ribalta, come testimonia la prima qualificazione ai Mondiali nel 1962, ha in quel periodo una buona continuità di prestazioni a livello di nazionale (nulla di lontanamente avvicinabile, però, a quella di Hristo Stoichkov del 1994 che approderà alle semifinali a Usa ’94). La Juve ne incrocia un club per la prima volta nel 1960, scendendo in campo contro il Cska di Sofia in Coppa dei Campioni. Poi, vi sono due incontri di Coppa delle Fiere nella seconda città del Paese, Plovdiv, disputati nel 1965 e nel 1969. Due partite che meritano di essere ricordate al di là del buon risultato conseguito. Come sempre, l’archivio di Hurrà Juventusci guida in un viaggio nel tempo che conserva curiosità che vanno oltre l’interesse puramente sportivo e ci permettono di capire meglio cosa significasse vivere in un mondo fatto di chiusure e conoscenza reciproca molto diversa dagli standard odierni.
IL RITRATTO DI DIMITROV
Lokomotiv Plovdiv e Juventus si confrontano nel pomeriggio del 10 marzo del 1965 per la gara di ritorno degli ottavi di finale. Si ripete il risultato dell’andata, 1-1. Non prevedendosi i tempi supplementari, si rende necessario uno spareggio che vedrà i bianconeri prevalere 2-1. Sul mensile caro alla tifoseria della Signora, le foto della partita in Bulgaria e le relative didascalie dicono molto di ciò che colpisce gli osservatori italiani. Intanto, si sottolinea la presenza di una numerosa folla e di come “i campi non sono cintati” (per avere questa situazione comune in molti Paesi stranieri noi abbiamo dovuto aspettare la costruzione dello Stadium…).
La foto dell’ingresso delle squadre in campo ruba l’occhio per lo sfondo. “Sulla torre dell’orologio campeggia la fotografia di Dimitrov, il capo spirituale del popolo bulgaro che campeggia in tutti i negozi, uffici e luoghi pubblici”. Una vera icona per la Bulgaria, quella del primo ministro dall’inizio del secondo dopoguerra alla sua morte, avvenuta nel 1949. Il suo corpo è stato imbalsamato nel mausoleo della capitale e si è potuto vederlo fino al 1990. Infine, c’è anche un titolo che rivendica l’orgoglio juventino, Erano sicuri di batterci: la squadra ha infatti saputo resistere a “un combattimento in piena regola”, peraltro su un “terreno più simile ad una risaia che ad un campo per la pioggia che ha smesso di cadere dopo molti giorni soltanto all’inizio dell’incontro”. Va detto che al contempo, se si insiste sul “carattere piuttosto intimidatorio del gioco bulgaro, per contro deve essere dato atto al pubblico di un comportamento altamente sportivo, difficilmente riscontrabile su campi italiani. Dire che la gente bulgara è stata larga di ospitalità nei confronti degli italiani è dire poco”. Tanto affetto ha anche una spiegazione nel totocalcio locale, che vede in schedina la presenza di partite della Serie A, di conseguenza estremamente popolare. Della Juve molti sanno tanto e anche di più, visto che ai giornalisti italiani vengono poste domande di mercato inerenti alla possibilità dell’acquisto di Garrincha, mitica ala destra del Brasile.
AVVENTURA NELLA BOLGIA
Si ritorna a Plovdiv quattro anni e mezzo dopo, stavolta forti di una vittoria guadagnata a Torino col risultato di 3-1, maturato dopo un gol lampo dei bulgari al primo minuto. Anche stavolta l’impegno è duro e l’editoriale di Hurràlo illustra in perfetta sintesi: “ogni partita, specie all’estero e contro avversari scorbutici come i ferrovieri del Lokomotiv, è sempre un’avventura”. Tale in effetti si è rivelata, alla presenza di 25.000 spettatori. Nella bolgia di Plovdiv la Juve fa deragliare il Lokomotivè il titolo che accompagna i dati tecnici dei 90 minuti. Dove si viene a scoprire che i bianconeri vanno al riposo in vantaggio grazie al gol di Leonardi. Nella ripresa è Anastasi a regalare la vittoria dopo il momentaneo pareggio di Vasiliev. Ma che sia una battaglia lo certificano le due espulsioni di Castano e Furino e l’infortunio del portiere Tancredi (botta alla tibia destra) sostituto da Anzolin, che a sua volta subisce una contusione al costato.