TORINO – Joao Couto, primo allenatore di Cristiano Ronaldo ai tempi dell’unger 19 dello Sporting. ha parlato a Tuttosport.
[fnc_embed]<iframe frameborder=”0″ width=”700″ height=”450″ allowfullscreen=”true” src=”https://www.dailymotion.com/embed/video/x72a1wy?autoPlay=1&mute=1″ id=”tv”> </iframe>[/fnc_embed]
“Che Cristiano ripetesse di voler diventare il miglior giocatore del mondo non è una leggenda, a me l’ha detto tante volte a quei tempi. Io? Sorridevo, ma non gli ho mai riso in faccia perché non avevo mai visto prima – e neppure dopo – un ragazzo così ambizioso e affamato: e io qui ho allenato anche altri nazionali, tipo Quaresma, Nani, Moutinho… Piuttosto dicevo a Cristiano: se vuoi diventare il migliore, devi lavorare molto e seguire le istruzioni dei tuoi allenatori. La verità è che Cristiano, oltre ad avere qualità tecniche e fisiche straordinarie, aveva già di suo la cultura della fatica. Non si accontentava mai, finito l’allenamento trascorreva due ore da solo in palestra. E quasi sempre svolgeva anche un programma personalizzato con l’allenatore della prima squadra. Provava e riprovava i dribbling, i tocchi di palla, i tiri. E poi era competitivo a un livello incredibile”.
DA RAGAZZINO – “Si vedeva che era da Pallone d’Oro? Io ero convinto che, con tutto quel talento e quello spirito, sarebbe diventato uno dei migliori. Se adesso è il numero uno – e lo è senza dubbio – è perché ha accompagnato le qualità con una mentalità straordinaria”.
INSEGNAMENTI – “Individualmente aveva poco da imparare, ma l’Accademia dello Sporting lo ha aiutato a migliorare a livello di gioco di squadra, tatticamente e difensivamente”.
RONALDO JUVENTINO – “E’ nel club giusto. Lui ha bisogno di una società ambiziosa e competitiva come lui e la Juventus lo è, perché ogni anno lotta per vincere tutto”.