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TORINO – Leonel Pontes, allenatore dell’under 23 dello Sporting Lisbona e primo allenatore di Cristiano Ronaldo, ha parlato a Tuttosport del portoghese.
“Ho incontrato Cristiano nel 1997. Tutti parlavano di questo ragazzino che giocavano in modo differente rispetto ai suoi coetanei, con maggiore agonismo, con più qualità e personalità. Così un giorno andai a Madeira a raccogliere ulteriori informazioni su di lui, parlai con tante persone. Capimmo immediatamente che era diverso e decidemmo di portarlo all’Accademia dello Sporting, a Lisbona”.
PRIMO ALLENAMENTO – “Ricordo le sensazioni che provammo tutti. Era chiaro che Cristiano fosse diverso dagli altri ragazzi. Era speciale. Innanzitutto sapeva quello che voleva, aveva obiettivi precisi in testa. E, oltre all’abilità tecnica, amava lavorare molto ogni giorno. Sfruttava ogni allenamento per migliorare la propria tecnica. E ogni volta che aveva la possibilità di dimostrare, dimostrava! Essere il migliore delmomento faceva già parte della sua mentalità”.
IL PIU’ FORTE – “Sinceramente non potevamo immaginare che Cristiano potesse raggiungere il livello attuale, però sapevamo chiaramente che di fronte avevamo un ragazzo molto bravo, con doti superiori alla media. Una volta anche mia madre, dopo che Cristiano aveva trascorso un weekend a casa mia, mi disse: ‘Figlio mio, pensi che questo ragazzino diventerà un giocatore importante?’. Risposta? Fin dove arriverà non lo so, ma sicuramente diventerà un giocatore professionista. Poi col passare degli anni si è capito quanto Cristiano fosse unico nel suo genere”.
DEBOLEZZE – “Certo, come tutti gli esseri umani aveva anche lui le sue debolezze. Però ci sono giocatori che sono bravissimi a nasconderle, e Cristiano era uno di questi”.
LA MADRE – “Tutti prendiamo qualcosa dai nostri genitori, questione di sangue. La signora Dolores è sempre stata una donna e una mamma molto forte. E’ stata importantissima per Cristiano. Nei momenti difficili ha sempre spinto il figlio a tenere duro e a guardare avanti. Ai tempi dell’Accademia, quando CR7 aveva 12 anni, parlavo quasi tutti i giorni con la signora. Non era un periodo semplice. A Cristiano mancava la famiglia e talvolta pensava di dover tornare a Madeira. La mamma soffriva molto per la lontananza del figlio, però lo invitava a tener duro. La signora Dolores ha sempre trasmesso i valori giusti. Cristiano le somiglia, basta vedere come tiene alla famiglia e come si prende cura dei vecchi amici”.
MOTIVAZIONI – “Cristiano è una fonte di ispirazione per tutti i ragazzi del mondo e ovviamente anche per i miei, che parlano di lui sempre con grandissimo orgoglio. Ai miei giocatori, quando racconto di Ronaldo, dico sempre che il talento è importante, ma per diventare speciali serve altro. E Cristiano, come dico ai ragazzi, è da sempre un esempio di professionalità e di regolarità: fin da ragazzino, oltre a voler vincere in tutti i momenti, si prendeva cura del corpo prima e dopo l’allenamento e in campo lavorava tantissimo. Provava e riprovava le giocate per migliorare la propria abilità tecnica.”
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