Criscitiello sul suo consueto editoriale parla delle panchine di serie A, iniziando da Allegri
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“Premesso che la tv urlata la odio, premesso che la tv di confronto e scontro la amo, credo che non tutti la pensino come il sottoscritto. Se Allegri si incavola in tv e Adani lo manda a quel paese, secondo me è una tv vera ed è meglio di mille domande inutili, monotone o materasso. Quindi ben vengano confronti accesi, anche a fine stagione. Chiusa la premessa… Io sto con Allegri. Ma anche con Adani. Non voglio tesserarmi alla Democrazia Cristiana ma, se mi seguirete nel ragionamento, forse, capirete che si può stare sia con l’uno che con l’altro.
Credo di essere l’unico a ricoprire un doppio ruolo. Brutto e scomodo. Quello di Adani (più o meno) e quello di Allegri (più meno che più). Fare calcio è una cosa, complicata, parlare di calcio è un’altra. L’allenatore della Juventus quando sbotta e dice ad Adani “siete solo teoria” ha ragione. Noi giornalisti/critici/opinionisti televisivi possiamo dire quello che vogliamo, insultare calciatori, presidenti e allenatori, tanto non avremo mai la controprova che quello che diciamo o facciamo sia giusto. Il nostro è un lavoro “comodo”. Io giudico, attacco e critico ma non è detto che io sia più bravo di colui il quale sto criticando. Allegri non ha torto. Lui ha vinto sei campionati italiani, disputato due finali di Champions ed è un grande allenatore. Quanti di quelli (da me ad Adani) che oggi giudicano queste persone sarebbero capaci di fare meglio di Allegri o chi per lui? Nessuno! La verità è che Allegri ha ragione perché è il campo che lo dice. Le critiche ci possono stare, ma resteranno sempre a zero perché Allegri potrebbe essere criticato solo da chi ha vinto più di lui: nessuno o quasi. Ma non riesco a dare torto ad Adani. Per una serie di ragioni. Lele ha sbagliato solo una cosa: dire a Max “zitto lo dici a tuo fratello” anche perché credo che questo linguaggio non piaccia a chi accende la lucina rossa della telecamera. Dispiace che nell’occhio del ciclone sia finito Adani perché, insieme a Beppe Bergomi, è il migliore di tutti gli opinionisti che abbiamo in Italia. Persone serie, competenti, appassionate di calcio e – oltre a parlare bene – sia Adani sia Bergomi dicono cose giuste. Adani è cresciuto da noi, a Sportitalia. La storia la conoscono in pochi. Lele smette di giocare a calcio, è pronto ad iniziare l’avventura da vice allenatore di Silvio Baldini. La domenica Baldini è ospite fisso a Sportitalia. Parte da Massa Carrara, si ferma a Modena a prendere Adani e vengono insieme in studio. Baldini in onda e Adani dietro le quinte. Una volta, due, tre, quattro… Baldini mi chiede di far fare qualcosa ad Adani e la domenica sera avevamo il calcio argentino. Io rispondo: certo Silvio ma gratis. Adani commenta con Stefano Borghi il calcio argentino e lì nasce la passione. Prima, però, c’è la parentesi sfortunata di Vicenza. Baldini-Adani durano poco. Vanno a casa, esonerati. Adani studia il calcio (qui entra la teoria di Allegri), si informa, parla bene e ha una dote innata: fare il telecronista/commentatore. Va a Sky e, nonostante non sia un grandissimo campione del passato, spacca tutto. Semplicemente perché è bravo. Essere un bravo commentatore non significa essere un bravo allenatore. Vedi la carriera di Dario Marcolin: con il microfono fortissimo, in panchina un disastro. Fece il grande errore di lascia Mihajlovic da vice per andare da solo: disastri a Padova, Avellino e Modena. Allegri ha sbagliato una cosa: ha reagito male in una serata in cui nessuno gli aveva fatto la guerra. Era roba vecchia ed è esploso alla buona sera. Adani è un gran commentatore, come Allegri è un grande allenatore e dice, ripetiamo, una sacrosanta verità: fare calcio è un casino; difficilissimo. E vincere è molto complicato”.