TORINO – (ANSA) – ROMA, 29 APR – “Il protocollo sanitario redatto dalla Commissione medico-scientifica della Figc è di difficile applicazione per i club di Serie C e lascia ancora troppe domande aperte”. È quanto è emerso dall’incontro di ieri, in videoconferenza, fra i vertici di Lega Pro, il rappresentante dei medici della Serie C, Francesco Braconaro, e l’avvocato di PwC Tls, Gianluigi Baroni, che si sono confrontati con i 60 medici sociali dei club della Lega Pro. Il protocollo è stato valutato dai medici sociali di C rispetto a diversi parametri: fattibilità tecnico-scientifica, giuridica, economica, oltre alla fattibilità di applicazione a seconda del territorio. Rispetto al primo parametro, i medici hanno sottolineato “la difficoltà di accedere a un numero elevato di tamponi che, allo stato attuale, non sono disponibili nemmeno per i cittadini”. Inoltre, “i medici prestano servizio sul territorio e, soprattutto, nelle zone maggiormente colpite dal coronavirus”, sarebbe dunque “altamente rischioso entrare in contatto con i calciatori e con i propri pazienti. Si rischierebbe di diffondere il virus”.
Il protocollo apre, inoltre, una serie di questioni che attengono le diverse responsabilità, civili e penali, che si dovessero prefigurare in caso di contagio. “Oltre ai tesserati, numerose altre figure sono coinvolte nella ripresa del campionato – si legge, in una nota – e non è immaginabile che i medici si assumano responsabilità per tutti”. Il protocollo, infine, “perché sia messo in atto da un punto di vista organizzativo e gestionale”, richiede “risorse economiche che è necessario quantificare”. “Desidero ringraziare i medici sociali della Lega Pro, per aver sollecitato l’incontro e per il fondamentale contributo al tavolo, oltre che per il lavoro straordinario in prima linea sul territorio”, ha detto Francesco Ghirelli, n.1 della Lega Pro. “Riporterò all’attenzione della Figc, che ha lavorato duramente e positivamente sul protocollo sanitario, le osservazioni condivise e mi farò portavoce, perché la figura del medico sociale venga riconosciuta come centrale nel calcio. E’ una figura fondamentale e, pertanto, va inquadrata”. (ANSA).
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