Buffon: "Da ragazzo covavo una sensazione di onnipotenza, Ma poi la mia vita non ha più avuto senso" - JuveNews.eu

Buffon: “Da ragazzo covavo una sensazione di onnipotenza, Ma poi la mia vita non ha più avuto senso”

Gigi Buffon si racconta

In un’intervista a Vanity Fair l’ex portiere bianconero Gigi Buffon, ha parlato della sua carriera sin dagli esordi e parla anche del suo percorso in Francia.

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“Commando Ultrà Indian Tips, il nome del gruppo di tifosi che seguivano la Carrarese, ancora ce l’ho stampato sui miei guanti. Incontravo gente di cui si parla tanto senza saperne nulla. Ragazzi normali. Sognatori. Idealisti. Alcune persone interessanti e qualche deficiente”. Da qui, inevitabile l’analisi sui fatti di Milano prima di Inter-Napoli. “Se affonda un barcone a Lampedusa e muoiono 300 persone ci commuoviamo e pensiamo anche ad adottare i bambini rimasti orfani, ma se non affonda ci lamentiamo dell’ingresso di 300 immigrati e ci chiediamo cosa vengano a fare. È difficile provare a contestualizzare quanto successo a Milano. L’odio è un vento osceno, da qualunque parte spiri. Non solo in uno stadio. Perché ho il forte sospetto che il calcio, in tutto questo, reciti soltanto da pretesto. De invincibilità. Mi sentivo indistruttibile, pensavo di poter eccedere, di fare quel che volevo… Mi tengo ben stretta la sana follia dei miei vent’anni… Ho fatto le mie cazzate, ne ho assaporato il gusto e in un certo senso sono contento di non essermene dimenticata neanche una. La risposta sgarbata a Nevio Scala? Si girò verso di me e mi guardò come nessun altro ha mai più fatto. Era furibondo e aveva tutte le ragioni”. Quindici anni fa il portierone della Nazionale attraversò una dura crisi: “Per qualche mese, ogni cosa perse di senso. Mi pareva che agli altri non interessassi io, ma solo il campione che incarnavo. Che tutti chiedessero di Buffon e nessuno di Gigi. Fu un momento complicatissimo. Avevo 25 anni, cavalcavo l’onda del successo e della notorietà. Un giorno, a pochi minuti da una partita di campionato mi avvicinai a Ivano Bordon, l’allenatore dei portieri, e gli dissi: “Ivano, fai scaldare Chimenti, di giocare io non me la sento”. Avevo avuto un attacco di panico. Non ero in grado di sostenere la gara. Se non avessi condiviso quell’esperienza, quella nebbia e quella confusione con altre persone, forse non ne sarei uscito. Ebbi la lucidità di capire che quel momento rappresentava uno spartiacque tra l’arrendersi e fare i conti con le debolezze che abbiamo tutti. Non ho mai avuto paura di mostrarle né di piangere, una cosa che mi capita e di cui non mi vergogno affatto”. Infine qualche retroscena sul suo futuro:  “L’idea, se il Psg sarà d’accordo, è giocare ancora un altro anno. Sono uno strano figuro di 40 anni che va in campo, pensa di averne venti e ha più sogni e ambizioni di quanti ne avesse da ragazzo. Tra dieci anni? Spero di essere in piedi. Se ripenso al ragazzino che ero e ai sogni che avevo, non commuovermi è impossibile”. In casa Juve arriva una notizia clamorosa: ecco il nuovo colpo di mercato>>>CONTINUA A LEGGERE

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