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Bonucci: “A inizio carriera pensavo da attaccante, il cambiamento è stato difficile”

TORINO – All’Allianz Stadium si è tenuto un evento Randstad, il cui ospite speciale è stato Leonardo Bonucci. Il difensore bianconero ha risposto ad alcune domande a margine del workshop Randstad: “Comprendere e trasferire il cambiamento”.

Queste le parole di Bonucci: “Lungo il mio percorso ho conosciuto persone che mi hanno aiutato a crescere. Nei momenti di cambiamento ho avuto dentro di me risposte e anche la condivisione con persone importanti. Anche al di là del campo. Mia moglie mi ha fatto crescere, e anche tanti allenatori che ho avuto nelle giovanili dell’Inter. Sono arrivato all’Inter dopo aver giocato solo dieci partite da difensore, ma sapere come pensavano gli attaccanti mi ha aiutato. Poi devi essere sempre pronto a migliorarti e metterti in discussione. Devi essere sempre bravo a mantenere certi livelli, perché dietro di te c’è sempre qualcuno pronto a prendere il tuo posto. Devi capire se certe cose sono giuste per te o se sono soltanto imposizioni. Devi avere un carattere forte, essere responsabile e fidarti degli altri. Io nella mia vita sono molto diffidente, ma ho la fortuna di capire quando le persone mi dicono qualcosa per il mio bene. In questo mister Perrone è stato una svolta per la mia carriera”.

Sul cambiamento: “Devi capire il cambiamento, accettarlo e applicarti, se non hai voglia di capire a cosa ti sta portando il cambiamento sei perso. È quello che è successo con Sarri, un cambiamento totale: bisogna capire di cosa si tratta e applicarlo. Prima di farlo lo devi accettare senza presunzione. In un mondo in cui ci sono tante dinamiche e cambiamenti non puoi pensare di essere sempre nel giusto”.

Sull’anzianità: “Tanti dei compagni con cui ho iniziato alla Juve si sono ritirati. Anche io cominciavo a vedere allo specchio che invecchiavo. Al campo iniziano ad arrivare i 2000, ma per fortuna è tornato Gigi e mi sento più giovane (ride ndr)”

Sul cambiamento di ruolo (Bonucci ha iniziato la sua carriera da attaccante): “È stato difficile. Sono sempre cresciuto nel calcio per essere d’aiuto agli altri. Pensavo all’assist da centrocampista, all’assist da attaccante e poi il gol. Ho dovuto cambiare questo mio modo di pensare e ho capito che anche da difensore potevo essere importante per la squadra. Ho sviluppato la consapevolezza di poter essere importante in un sistema di gioco. Questa consapevolezza mi ha aiutato a vivere il cambiamento e portarlo sul campo. Il saper fare assist, che mi definisce come un difensore atipico, arriva da quel mio passato. Ma con il cambiamento ho capito che posso essere importante anche salvando un gol. A 14-15 anni vuoi essere un attaccante. Io sono stato fortunato nel poter lavorare mister Perrone perché anche lui era stato un difensore di Serie A. Quindi ho accettato il consiglio. Avevo guardato video di Nesta, che secondo me era quello cui potevo avvicinarmi per caratteristiche, mi sono messo lì, ho osservato e mi sono applicato”.

Sulle critiche: “Io sono abbastanza autocritico, mi rendo subito conto di quando sbaglio durante le partite. Anche questo modo di sentire l’errore ti fa migliorare. Se sbagli e sei consapevole di aver fatto un errore non lo ripeti. Per tanti anni mi veniva criticata la ‘Bonucciata’, è stato anche coniato il termine, perché mi piaceva giocare da dietro e qualche volta esagerando abbiamo preso gol per miei errori. Però sono testardo e nell’arco della carriera ho capito cosa dovevo cambiare. Ci sono momenti in cui puoi tentare la giocata e altri in cui se la palla va fuori dallo stadio hai fatto il tuo. Acquisisci consapevolezza di cosa ti fa crescere e attraverso le esperienze trai il positivo, anche da quelle negative”.

Sulla notorietà: “Giro normalmente tra cinema, ristoranti e bar, vado anche a prendere i bambini a scuola e a fare la spesa. Cerco di fare quanta più vita normale possibile. Tanta gente che ti chiede la foto o l’autografo, io cerco di essere disponibile con tutti, però a volte anche noi abbiamo le giornate no. Magari sei con i bimbi e cerco di fare più velocemente possibile. Loro ci sono abituati”.

Sul carattere: “In campo esiste un Leonardo diverso da quello che è fuori. Nel corso degli anni fai esperienza, commetti alcuni errori che ti portano a farti delle domande e capire che alcune cose devono cambiare. Oggi tante cose che ho di pancia fatto non le rifarei. Sono focoso, orgoglioso, a 32 anni, con tre figli e una carriera alle spalle. Se avessi avuto tutto questo in certi momento non avrei fatto alcune cose. Oggi diciamo che sono un po’ più saggio rispetto a qualche anno fa. Le esperienze ti portano a crescere. La scelta di essere andato al Milan, lo sanno tutti, mi ha fatto maturare come uomo. È stato un cambiamento importante. Ma come ho sempre detto qui so che posso dare il mio massimo perché quel cambiamento lì forse era troppo per quello che ero in quel momento. Oggi qui mi sento di poter dare il 100% perché è cambiato Leonardo, ho ritrovato una famiglia e una casa grazie a cui posso calarmi al 100% in questa dimensione”.

Sulle differenze con il giovane Bonucci: “Il giovane Bonucci era un po’ troppo focoso. Quando incontri una persona che ti dà dei consigli per il tuo bene devi avere l’umiltà e l’accortezza di accettarli. Ho avuto tanti compagni più grandi e allenatori che mi hanno consigliato, io elaboravo il cambiamento che mi proponevano e cercavo di farlo mio. Tante cose che ho fatto non le rinnego perché mi hanno fatto diventare quello che sono oggi. Bisogna accettare quello che ci viene proposto, analizzandolo nel modo giusto”.

Sulla sua giornata tipo: “Sveglia la mattina sette o sette e un quarto. Due vanno a scuole e una prende il latte. Lo facciamo anche noi. Facciamo colazione, se poi ho allenamento la mattina li accompagno a scuola, arrivo alle 8:45 qui, faccio terapie e allenamento, palestra, poi dopo quattro ore e mezza o cinque pranzo e intorno alle 3 torno a casa. Mi riposo una mezz’oretta, poi comincia il vero lavoro perché bisogna andare a prendere i bambini a scuola, dividerci con mia moglie tra il piccolo che va a tennis e il grande a calcio, poi si cena, qualche volta si esce, si va al cinema. Poi capitano eventi come questo, che portano via tempo e anche energia mentale, perché non siamo abituati a stare sul palco e parlare. Questa è la mia giornata tipo, poi ci sono le volte in cui si viaggia. La sera prima della partita in casa c’è il ritiro che per non saper né leggere né scrivere io eseguo, poi ci sono gli eventi pubblicitari o di altro tipo”.

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