TORINO – Trent’anni prima di Cristiano Ronaldo, nel 1988, a Torino arriva il primo portoghese della storia della Juventus.
IL PLURIVINCITORE
«Anche con i piccoli missili si abbattono le corazzate»: Rui Barros viene presentato così da Giampiero Boniperti nell’estate del suo arrivo. Una definizione che mira subito a sgombrare il terreno dalle diffidenze, per non parlare delle facili ironie sui 160 centimetri di statura del portoghese. Anche perché, chi segue il calcio internazionale sa che quel ragazzo con il Porto si è aggiudicato in una sola stagione campionato, coppa nazionale, Coppa Intercontinentale e Supercoppa europea, con tanto di gol decisivo nella finale con l’Ajax.
IL FOLLETTO
Su Hurrà Juventus, Vladimiro Caminiti descrive il Porto come una «squadra dall’andatura ubriacante, di bassotti rapaci». Il neoacquisto, peraltro, è stato fortemente voluto dall’allenatore Dino Zoff, che ha avuto modo di osservarlo da vicino quando dirigeva la Nazionale olimpica. Condividendo certamente il giudizio con il quale mensile bianconero presenta Barros elencando le principali caratteristiche: «la sua elettricità, il fosforo nei suoi piedi scatenati, gioca all’attacco e risulta inafferrabile come un folletto». C’è quanto basta per alimentare l’attesa verso colui che in patria verrà nominato come il miglior giocatore del 1988 anche sulla base dei suoi primi mesi trascorsi a Torino.
IL PRIMO GIORNO DI DUE ANNI
«Ero un po’ spaventato, avevo solo 22 anni e per me era la prima volta all’estero, in una squadra molto forte. Ma presto sono stato travolto dall’affetto dei tifosi»: Rui Barros ha raccontato così quel giorno che rappresenta l’inizio di un’avventura che durerà due anni, nei quali disegnerà una curiosa antitesi tra il suo rendimento e quello della squadra. Al debutto, 45 presenze, 15 gol e nessun trofeo. La stagione successiva, quella del 1989-90, 50 apparizioni, solo 4 reti e però la soddisfazione della doppia vittoria della Coppa Italia e della 3Coppa Uefa.
LA PRESENTAZIONE
Rui Barros viene presentato a sorpresa venerdì 22 luglio 1988. Nessuno se lo aspettava, i nomi che circolavano erano altri. I tifosi lo accolgono con grande affetto e curiosità. Lui, per esplicito volere presidenziale, prima di mostrarsi alla stampa viene sottoposto al canonico taglio dei capelli ordinato da Giampiero Boniperti. Un’imposizione che finisce per approvare: «Grazie alla Juve ero anche più bello di prima…».
LA DOPPIETTA EUROPEA
«Attaccante o centrocampista, l’ex stella del Porto non fa preferenze: gioca al servizio del collettivo e predilige il contropiede, nel quale si esalta a mettere in crisi i lungagnoni che lo incrociano». Torniamo alla presentazione di Vladimiro Caminiti. Una dimostrazione di quanto quell’identikit risponda alla realtà Rui Barros la offre nella prima gara di Coppa Uefa al Comunale. Contro l’Otelul Galati, schierato da mezzala, firma una doppietta. La seconda rete la realizza di testa per mettere a tacere tutte le critiche. Ma a rubare gli occhi è il primo gol per la posizione alquanto defilata dalla quale scocca il tiro, meritandosi così i complimenti di Gianni Agnelli, presente in tribuna.
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