La Repubblica si sofferma sul futuro della panchina della Juventus e dell’incontro tra Allegri e Agnelli
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Allegri, mercoledì l’incontro decisivo. Il vicepresidente Nedved, grande elettore di Antonio Conte, non ha saputo o voluto andare oltre un gelido ed enigmatico: «Uso un detto di mio figlio: chi vivrà vedrà» che non è il modo più immediato per distribuire certezze sul futuro di Allegri. Ma d’altronde non è questo il momento per farlo, nell’attesa dell’incontro che chiarirà i destini e che svelerà anche se qualcuno sta bluffando e se i sospetti reciproci (mi vogliono scaricare? se ne vuole andare?) hanno un fondamento di verità. Di sicuro, Nedved ha anticipato a grandi linee il sistema operativo bianconero per la prossima campagna acquisti: «Novità nel prossimo mercato? Non molte, credo. Abbiamo una rosa di assoluto valore in Italia e in Europa, migliorarne il livello sarà difficile». Più che altro la Juve non ha la forza economica per farlo in maniera diretta: il monumentale investimento fatto l’anno scorso su Cristiano Ronaldo non ha migliorato il rendimento della squadra ma sta gravando pesantemente sui bilanci, in attesa che i ricavi generati da CR7 rifocillino la casse sociali. Ma i bianconeri, che già dovranno sostenere una spesa massiccia per rinforzare la difesa (oggi un difensore di calibro internazionale richiede perlomeno una quarantina di milioni), dovranno puntare prevalentemente sulle compravendite, sperando che la bilancia tecnica tra entrate e uscite pesi a loro vantaggio”.