Tardelli: "Chiellini è un uomo simbolo dell'Italia. Spero decida la partita Immobile" - JuveNews.eu

Tardelli: “Chiellini è un uomo simbolo dell’Italia. Spero decida la partita Immobile”

Marco Tardelli
Tardelli ha parlato

[fncvideo id=669375 autoplay=true] Marco Tardelli, ex giocatore, ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport circa la finale tra Italia e Inghilterra in programma domani sera alle 21 a Londra allo stadio di Wembley: “Chi può decidere il match? Io spero Immobile: lo criticano, ma merita di fare gol. Un uomo simbolo? Chiellini: regala alla squadra la sua esperienza e in un torneo così conta. Tanto. L’Inghilterra? Sulle fasce possono fare male: laterali difensivi forti, davanti Saka e Sterling che sono pericoli continui. E poi Kane: come si è visto con la Danimarca, sa come togliere punti di riferimento ai difensori. Kane o Sterling? Uno non elimina l’altro, anzi si completano molto bene. Le panchine? Anche la loro non è male: Sancho, l’esperienza di Henderson, Grealish, Rashford, Foden… Noi abbiamo il vantaggio di un giorno di riposo in più, che dopo aver giocato i supplementari può pesare. E la nostra panchina può pesare un’altra volta”.

L'Italia festaggia la qualificazione in finale

Poi ancora: ” In cosa sono più forti Italia ed Inghilterra? Loro in difesa: hanno preso solo un gol, e su punizione. Noi nella coralità in campo: quando vedi giocare l’Italia, vedi che c’è un progetto calcistico, che si segue uno spartito. La cosa migliore fatta da Mancini? Si è accorto di non avere tanti fuoriclasse e ha fatto diventare un fuoriclasse il collettivo. Jorginho e Verratti se si sarebbero trovati bene con me a centrocampo? Si sarebbero trovati bene anche loro… Ma la differenza la fa Barella, anche un po’ stanco: ha giocato molto e non si è mai tirato indietro. Comunque la partita si vince lì, a centrocampo. Come si mette in difficoltà l’Inghilterra a Wembley? Facendo il nostro possesso palla. Veloce, però, non il possesso che fa la Spagna: ci ha messo in difficoltà, ma non è il nostro. Noi lo facciamo in un altro modo – ha concluso – “.

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