Donnarumma: "Mio obiettivo sempre stato quello di diventare il numero uno dei numeri uno" - JuveNews.eu

Donnarumma: “Mio obiettivo sempre stato quello di diventare il numero uno dei numeri uno”

Gianluigi Donnarumma con la maglia della Nazionale
Il portiere ha parlato

[fncvideo id=667420 autoplay=true] Gianluigi Donnarumma, portiere della Nazionale, ha parlato ai microfoni di Radbull.com: “Il mio obiettivo è sempre stato quello di diventare il numero uno dei numeri uno. Abitavo a Pompei con mia sorella e in camera avevo i poster di Buffon e Dida. All’inizio non mi allenavo bene, era solo un divertimento. Avevo 5 anni quando mio zio ha iniziato a portarmi al campo e ho subito capito che mi sarebbe piaciuto fare il portiere. Non ho mai avuto paura ed ero spericolato. Non era facile buttarsi su in campo di terra battuta. Il calcio è sempre stato tutto per me, quando venivano annullati gli allenamenti piangevo sempre. Devo tutto a mio zio e a mio babbo, se sono qui è anche grazie ai miei genitori. Il mio sogno da bambino? Vincere Mondiale ed Europeo con la maglia dell’Italia. Questo è il sogno di ogni bambino. Mister Ernesto Ferraro ha sempre creduto in me, era convinto che sarei potuto arrivare in Serie A. A 13 anni ho lasciato casa, è stato emozionante ma duro. Mio zio piangeva sempre. Sono andato alla stazione e insieme ad altri tre compagni siamo partiti per andare al Milan. Ero emozionato perché andavo in una città nuova da solo, ero anche un po’ giù di morale.

Gianluigi Donnarumma
Gianluigi Donnarumma

“Siamo andati poi subito in ritiro, eravamo in un residence e avevamo tutto il primo piano. I primi giorni svegliarsi e non trovarsi a casa è stata veramente dura. Mi mancava tantissimo casa a la mattina piangevo. Alla fine ce l’ho fatta. Al Milan ho trovato un ambiente incredibile, il settore giovanile è fantastico, senza regole rigidissime. Nei momenti di difficoltà di siamo sempre dati mano a vicenda con i compagni. Ho sempre pensato che il lavoro ripaga sempre, lavorando con umiltà, sacrificio e passione è tutto più facile. Ormai gioco in Serie A da 6 anni, c’è più rispetto. Mi faccio sentire e i miei compagni mi ascoltano anche. Il portiere deve comandare la difesa, ci dobbiamo trasmettere sicurezza e fiducia, sempre”.

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