TORINO – Al derby timbrato da Alex Sandro (secondo gol del brasiliano al Toro in questa stagione) la Juventus è arrivata senza un numero indecifrato di big, ma i sostituti scelti da Allegri conoscevano bene il copione e non hanno sbagliato neppure una battuta. Senza Matuidi, in mezzo Sturaro ha fatto il suo come mezzala di copertura, contrastando e pressando senza pause, fino al lancio della casacca ai tifosi bianconeri a fine partita. Con Benatia in panchina (acciaccato e stanco: non saltava un’intera gara da Juventus-Torino di Coppa Italia del 3 gennaio) Daniele Rugani ha preso in consegna Belotti impedendogli ogni smarcamento pericoloso; con Alex Sandro promosso esterno offensivo (colpa della febbre di Mandzukic), Asamoah si è rimesso a correre e a fare il controllore sulla corsia di sinistra. Quando i big mancano, i gregari escono dalle quinte e recitano da primi attori. Pochi orpelli e tanta consistenza, ciò che serviva in un pomeriggio più da sciabola che da fioretto. Insieme i tre hanno giocato 35 gare da titolare, 4 in più di que le di Higuain. «Contava poco la tattica, solo chi andava di più e chi aveva più spirito», è la sintesi di Sturaro, una carriera da mediano con più critiche che presenze in questa stagione. Uno che non alza il tasso tecnico ma si esalta in mezzo alle battaglie, dando il meglio di sé. Allegri gli ha chiesto di metterci fisicità e carattere, lui ha risposo «Signor sì». Dal Toro al Toro: Rugani è tornato titolare più di un mese dopo (ultima il 3 gennaio). Senso della posizione e lettura delle situazioni: l’Oscar va al movimento difensivo con cui ha gestito l’uno contro due (Obi e Belotti) sull’infido contropiede del primo tempo. Asamoah è stato il fedele Sancho Panza di Alex Sandro in versione attaccante. Per il derby può bastare, poi l’Europa è un’altra cosa: a Londra serviranno gli Higuaines ben più dei peones, ma intanto la Juventus grazie ai gregari può continuare a inseguire il Napoli e il settimo scudetto.
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