TORINO – Claudio Marchisio si è lasciato alle spalle un compleanno, nel quale ha ricevuto una quantità industriale di amore. A dire il vero la festa è iniziata martedì, nel giorno in cui la Juve è tornata ad allenarsi dopo la sosta. A Vinovo i tifosi hanno voluto dedicargli uno striscione. Con un messaggio dal valore inequivocabile: “Non si tocca, Marchisio resta con noi”. La manifestazione d’affetto più bella, per un uomo che sta vivendo la fase emotivamente più delicata della carriera. Le voci di un addio a gennaio hanno toccato le corde del popolo bianconero, che ha voluto sostenere uno dei suoi pupilli con un gesto plateale. In un momento in cui Marchisio è infortunato, ma soprattutto in un periodo in cui non si sente più indispensabile per questa Juventus. Da qui è nata la suggestione di un viaggio professionale di sola andata verso gli USA. Da qui è nata la paura dei tifosi di perdere uno dei baluardi della vecchia guardia. Paura che Marchisio prima ha fomentato con un cinguettio sibillino (“Qualunque cosa riserverà il destino…”) ma che ieri ha voluto esorcizzare con una dedica al mondo Juve sui social. Su Instagram è apparso infatti uno scatto diviso a metà. Da una parte il piccolo Claudio, un ragazzino di Andezeno con tanta voglia di arrivare più in alto possibile. Dall’altra il grande Claudio, un uomo determinato, forte e consapevole che in alto ci è arrivato con tanti sacrifici. Ad unire i due volti il cimelio al quale è più affezionato: la maglia bianconera, inseparabile compagna di ogni battaglia. Dagli anni delle giovanili, passando per quello di purgatorio in Serie B, fino ai cicli memorabili vissuti con Conte prima e con Allegri poi. Foto seguita da concetti che sintetizzano un’intera carriera: “I miei desideri e le mie ambizioni hanno sempre gli stessi colori. Non c’è un solo attimo passato con te che non sia all’altezza dei miei sogni. Grazie a tutti per gli auguri e per l’affetto che mi dimostrate ogni giorno”. Incarnando la figura dell’alfiere della resurrezione della Juventus, contribuendo a creare le fondamenta per gli anni d’oro bianconeri. Ci è riuscito sempre da protagonista, prima di quel maledetto 17 aprile 2016, quando il legamento crociato ha deciso di fare scherzi. Il fisico non viaggia più di pari passo con la testa di un giocatore che, per la storia che si è costruito nei decenni, non può accettare l’idea di non sentirsi importante. Per i tifosi però la musica non cambia mai, perché Marchisio non si tocca a prescindere dalle logiche di natura tecnica. Trattenere una bandiera, per tanti, vale persino più di un trofeo.
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