TORINO – Ospite a Tiki Taka, Gigi Buffon ha fatto il punto su tutto: dalla sua situazione personale (resterà ancora un altro anno), fino all’annata con la Juventus e – a quanto pare – anche con la Nazionale Italiana. Qui tutte le dichiarazioni.
“Come sto? Va molto bene. Non ho seguito il Napoli, l’ho vista dal telefonino: mi sembra non ci siano stati grossi problemi”, ha esordito Buffon. Che poi si è fatto più serio: “Dopo vent’anni una parata è un brivido che ti percorre tutto il corpo, dalla testa ai piedi. E’ immediatamente riconosciuto dal pubblico che esplode in un boato di ammirazione”.
Sulla Nazionale, Buffon scioglie le riserve: “Nulla da aggiungere alle parole di Di Biagio. Se non il senso di responsabilità e l’attaccamento che sentivo di dare alla Nazionale in questo periodo di transizione. In un momento nel quale c’è un ciclo di amichevoli, partite comunque delicate. Io pensavo di andare in vacanza qualche giorno con la famiglia, però la Nazionale ha un piccolo bisogno, una piccola necessità: giusto rispondere presente, non disertare. Consapevole e conscio del fatto che poi da giugno ci saranno altri tipi di discorsi”. “Se è fedeltà? – prosegue Buffon – Sì, sicuramente è una forma di fedeltà, è anche un senso di responsabilità, perchè poi al di là di tutto, da quello che sarà il mio futuro da giugno in poi, è una spedizione nuova, che si sta accingendo a nascere, a partire e le prime gare non è che siano gare che uno può affrontare con la massima serenità, perchè incontri subito Messi e compagnia, incontri l’Inghilterra in Inghilterra, magari se c’è anche qualche giocatore esperto che può dire la parola d’aiuto o fare un gesto di conforto, o mettere a disposizione la propria esperienza, io credo che magari inizialmente possa anche fare bene”.
Capitolo Szcesny. “Io e Tek siamo molto amici, siamo legati perché alla fine abbiamo creato unione e collaborazione stupende. Si vede anche in campo perché lui ogni volta è protagonista in positivo: ci ha regalato tantissimi punti, ci ha permesso di stare lì vicino al Napoli. Perché il soprannome? Ha nome e cognome impronunciabili, così ci viene incontro”.
Sul rinvio di Juve-Atalanta, poi, Gigi glissa così: “Al di là del tempo, magari si poteva anche aspettare. Ci siamo detti che era davvero pericoloso per i giocatori, per l’incolumità dei 22 in campo, si scivolava ogni tre passi. Poi la gente sugli spalti non volevamo farla attendere un’altra ora, ora e mezza: la neve cadeva copiosa. Dentro di noi non c’era la prospettiva e la possibilità che potesse smettere da un momento all’altro. E non volevamo far aspettare la gente che doveva tornare a casa. Perché la mano davanti alla bocca? Stavamo parlando della partita col Dortmund, li avevo visti”.
Ah, il passaggio sul duello Juve-Napoli è doveroso: “Certo, sicuro si stava meglio a +1. Psicologicamente e anche matematicamente, questo è inevitabile. Poi però siamo una squadra, gente da battaglia e da lotta. Conseguentemente sappiamo che se quest’anno vogliamo regalarci il settimo Scudetto consecutivo c’è da fare veramente, non dico un miracolo, ma c’è da fare un qualcosa di strepitoso e di straordinario perchè il Napoli non sta veramente regalando nulla”. Da sportivo? “Dico la verità, io penso di essere, al di là del portiere della Juventus,mi piace lo sport, mi piacciono le storie di sentimento, di passione. E nel Napoli, nella Napoli sportiva, tutto questo c’è. La cosa che mi è dispiaciuta e te lo dico proprio da italiano e da amante del calcio, è vedere come il Napoli è uscito da una Coppa che secondo me poteva fare sua e poteva renderlo ancora più protagonista, perchè poi alla fine si tratta di giocare due-tre partite in più. Una squadra come il Napoli aveva le potenzialità per giocarsi meglio queste carte e arrivare fino in fondo. A differenza di quello che ha detto Ferlaino – che ha detto: ‘Io tiferò la Juve fino in finale e in finale no’ – io avrei tifato il Napoli fino in finale, sperando che la vincesse, perchè una squadra che gioca così bene, che gioca quel calcio lì, è giusto che primeggi”.
Qualcuno che ruberebbe al Napoli c’è, eccome: “Penso che la fase offensiva del Napoli sia di squadra, ma anche come individualità sia incredibile, tra Callejon, Mertens, Insigne, lo stesso Hamsik. In questo momento anche Allan è un valore aggiunto”. E Insigne contro la Svezia? “Io ti dico invece come ho visto Insigne dopo la partita con la Svezia, per me Lorenzo ha dimostrato di essere un campione, un giocatore estremamente maturo, che pensa al gruppo, nel momento in cui finita la partita con la Svezia non ha fatto una dichiarazione contro il ct, non ha fatto una dichiarazione da giocatore polemico. Questo la dice lunga sul miglioramento e sulla grandezza, sulla crescita di Lorenzo in questi anni. Reina anche è un grandissimo portiere, molto determinante, soprattutto nel gioco del Napoli incide tanto, oltre che con le parate, anche come dà il via all’azione, coem riesce a trovare i suoi compagni con i piedi. Poi è un portiere che ha impatto con la squadra e sulle partite, perchè ha una grande personalità e un grande carisma. Molte volte avere questo tipo di peculiarità dà più punti che non fare belle parate”.
Ed essere capitano della Juventus? Cosa vuol dire? “Sicuramente il ruolo, ma non di capitano, la crescita anche umana che ho avuto, compiendo i 32-33-34 anni, ha fatto sì che percepissi determinate responsabilità in un altro modo rispetto a quando ero ragazzo. Ecco allora che anche per trovare un equilibrio mio personale e un benessere personale, devi fare delle scelte, devi cercare di essere coerente con le scelte che fai. Quindi se uno vince, vince secondo me meritatamente, perchè è più forte, se uno arriva secondo, terzo, quarto, è stato meno forte e meno bravo di chi vince. E questo lo dicevo prima, quando alcuni anni sono arrivato anche secondo, terzo, quarto, e lo ribadisco, lo riconfermo adesso che sono arrivato primo negli ultimi anni. Questo è l’unico modo che conosco per dare il massimo”.
Gigi guarda poi più avanti, parlando della Champions League: “Guarda, io sono stato protagonista di tre finali perse, non so se questo possa incidere, però col Milan hai perso perchè hai sbagliato tre rigori su cinque, una cosa che capita solo a me quando sono in porta, perchè mi è capitato col Milan in finale, con la Germania all’Europeo, ne abbiamo sbagliati tre su cinque, mi è capitato col Napoli che ne abbiamo sbagliati addirittura quattro su 8, cose incredibili. Poi negli ultimi tre anni hai incontrato il Barcellona, che purtroppo era una squadra superiore a te, e nonostante questo hai fatto gara fino alla fine, hai perso magari meritatamente ma per episodi. E poi hai incontrato il Real Madrid che è l’unica partita nella quale noi siamo stati un po’ troppo presuntuosi, perchè siamo arrivati a quella gara pensando erroneamente di potercela giocare alla pari, o poter giocare, sciorinare calcio, quanto loro. E se tu con una squadra come il Real Madrid – vedi i nomi – fai questo tipo di pensiero, vuol dire che hai valutato male l’avversario”.
Anche i miti hanno un loro mito, e quello di Buffon è il portiere del Camerun N’Kono: “Il mio affetto per il Camerun nasce a Italia ’90, con la partita inaugurale a San Siro tra Argentina e Camerun, nella quale vinse il Camerun 1-0 con gol di Omam-Biyik. Da lì nacque il mio amore nei confronti del Camerun e di questo portiere spettacolare e mirabolante”.
E Balotelli? “A prescindere se lo possa ritrovare in campo o meno, sarei felice se Mario tornasse in Italia per il nostro movimento, perchè avrebbe la possibilità di dimostrare che è maturato al 100% e che quello che si intravedeva da ragazzo o da giocatore incompiuto, cioè che poteva essere un campione, finalmente potrebbe dimostrarlo con continuità. Questa deve essere la grande sfida di Mario da qui a quando finirà di giocare. Penso che Mario, per quello che ha fatto e per quello che sta facendo negli ultimi due anni, meriti di essere attenzionato e di essere preso in causa per la Nazionale, perchè alla fine si sta sempre parlando di un grandissimo talento che magari non ha mai avuto nella continuità il suo punto forte, però la speranza dell’Italia calcistica è che sia maturato al 100%. Mario credo abbia quella qualità, l’ho vista a pochi, forse a Totti e basta, una potenza e una precisione di tiro che veramente non hanno eguali. Prima tra i talenti mi sono scordato il nostro amico Cassano, perchè Antonio Cassano è uno dei talenti che va messo insieme a questi giocatori”.
Il Derby di Milano? “Il derby di solito lo vincono gli sfavoriti, bisogna capire chi è sfavorito. Sicuramente Rino sta conquistando la fiducia di tutti con i risultati. E visto che non voglio farlo arrabbiare, visto che tutti sottolineano sempre la caparbietà e la grinta di Rino, però sicuramente c’è anche dell’altro. E un ragazzo che sicuramente ha studiato, è un ragazzo che avrà delle idee anche di gioco e tattiche, non vuole che la sua professionalità venga sminuita, riassunta, in quelle che erano le caratteristiche migliori da giocatore, il temperamento e la grinta”.
Buffon parla del suo successore in Nazionale Donnarumma: “Il posto in Nazionale? Beh, non è che gliel’ho dato, se l’è conquistato e se l’è meritato con le prestazioni di questi anni e le grandi doti che ha messo in mostra”.
E Alisson? “Secondo me Alisson è una sorpresa solo per chi non conosceva il portiere e il ruolo del portiere in generale, perchè Alisson lo avevo già adocchiato ed era attenzionato da 2-3 anni dal sottoscritto. Mi aveva sempre colpito, innanzitutto per la tranquillità con la quale affronta le gare e come semplifica in ogni momento gli interventi, rendendoli veramente quasi inoffensivi, anche in situazioni che potrebbero essere delicate. Dà tanta sicurezza e serenità alla squadra”.
“Il più forte contro il quale ho giocato? Penso che Ronaldo il Fenomeno, quello dell’Inter, è stato un qualcosa di incredibile, perchè poi quelli erano anni particolari nei quali magari giocatori con quella fisicità, quella potenza, quella rapidità, quella tecnica, facevamo fatica a vederli. Adesso magari un Messi, pur non essendo così possente, ha quel tipo di qualità. All’epoca veramente sembrava un extraterrestre contro degli umani”.
Totti? “Francesco lo conosco dall’Under 15, dalla Nazionale, quindi abbiamo passato 25 anni di calcio insieme, abbiamo attraversato delle epoche importanti. Non scopro nulla e non dico nulla di nuovo dicendo e sottolineando il fatto che lui insieme a Del Piero, Pirlo, a Baggio, sono stati negli ultimi 25-30 anni i più grandi talenti in assoluto, per quel che riguarda la fase offensiva, perchè altrimenti dovrei scomodare anche Maldini, Nesta, Cannavaro e compagnia. Credo che lui abbia sofferto tanto nel dover strappare, recidere questo cordone che lo legava alla Roma come società sportiva, e questo allontanamento dal ruolo di giocatore, però penso anche che arriva un momento per tutti e c’è un momento giusto nel quale purtroppo devi prendere atto, devi fare un altro tipo di scelta e prepararti a un altro tipo di vita, questo mi sembra molto normale e molto… non dico semplice, potrebbe essere anche complicato, però è inevitabile. Al di là di quello che dite voi, penso non ci fosse nessun tipo di malizia, nessun tipo di pensiero in quello che ha detto Francesco. Francesco ha esternato una sensazione che penso che lo accompagnerà sempre, accompagnerà sempre coloro che sono stati sempre protagonisti sul campo, che hanno avuto la fortuna e la bravura di segnare delle epoche così importanti. Questo tipo di richiama non mancherà mai, ci sarà sempre, anche a 70 anni”.
Futuro? “No, non devo fare niente di particolare. L’unica cosa che devo fare in questo momento è concentrarmi su questo finale di stagione. La cosa che vi posso dire è che sono sicuro e che sono tranquillissimo di quella che sarà la mia scelta, insieme a quella della società, però la comunicheremo quando sarà il momento, adesso è un momento della stagione in cui c’è da stare molto concentrati”.
“Ognuno di noi deve seguire la strada che sente dentro, la passione che piano piano cresce nella propria anima. Come è stata naturale quella che mi ha portato ad essere calciatore, così mi auguro di avere un’altra fiamma di passione, magari non così grande, che mi indichi un ruolo e un percorso da poter seguire anche per il futuro. Come dico spesso, credo che per chi vive di emozioni forte come le nostre e ha un ruolo importante come il nostro, smettere di giocatore è realmente come una prima morte che subisci, è inevitabile, è uno choc talmente grande, che ti ferma in un’età ancora giovane, un’esperienza talmente bella che tutto il resto sembra non avere valore. Però poi secondo me ti accorgi con calma, con serenità, con coscienza che ci sono tante altre cose che ti possono dare soddisfazione, tante altre cose che se le coltivi ti faranno sentire importante e ti daranno altre gioie”.
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